Cerca
Logo
Cerca
+

Così Maroni ha accerchiato Umberto

Bossi in difficoltà: a Varese la base fedele a Bobo scommette su persone diverse da quelle indicate dal Senatùr

Andrea Tempestini
  • a
  • a
  • a

I maroniani sorpassano Roberto Maroni. Per il congresso provinciale del Carroccio a Varese sono pronti a sostenere un candidato diverso da quello appoggiato da Umberto Bossi e dallo stesso ministro dell'Interno. L'altro ieri infatti Bobo aveva dato l'ok a Maurilio Canton, sindaco di Cadrezzate, dopo che il Senatur in persona era uscito allo scoperto. In fin dei conti Canton, vicino al “cerchio magico”, avrebbe rappresentato una tregua armata, soprattutto nella terra natale dei due fondatori della Lega, dopo le vittorie maroniane a Brescia e in Valcamonica.     Ma la base, ormai stanca dei diktat imposti da Via Bellerio, è pronta a  presentare una candidatura alternativa, sostenuta   da parecchi primi cittadini vicini a Bobo. Si tratta del vicesegretario provinciale uscente, Donato Castiglioni, personaggio vicino al senatore Fabio Rizzi. A dire il vero Castiglioni non è proprio vicinissimo ai maroniani, i quali avrebbero preferito il sindaco di Samarate, Leonardo Tarantino. Ma visto l'accordo ufficiale del titolare del Viminale col “capo”, si accontentano di una persona che comunque non è vicina a Marco Reguzzoni, capogruppo alla Camera e habitue di casa Bossi: fra i due infatti sono volate parole pesanti e qualcosa di più. A questo punto la base maroniana potrebbe battere Canton e sconfessare Bossi: in effetti può contare su metà dei delegati, oltre a un 20% di Castiglioni. Potremmo quindi assistere al film andato in onda qualche anno fa a Bergamo, quando l'Umberto indicò Giacomo Stucchi segretario e i militanti scelsero Cristian Invernizzi, tra l'altro rieletto per il secondo mandato. Il dato che emerge, anche dalla sfida aperta di Varese, è che i sindaci non vogliono chinare il capo davanti ai provvedimenti bavaglio. Attilio Fontana si morde la lingua, «ma se parlassi...». Chi invece ha messo a dura prova la pazienza del Senatur sono i primi cittadini veneti: Flavio Tosi e Giancarlo Gentilini, in odore di espulsione ormai da settimane. Se   Bossi ha attaccato quelli   che all'interno della Lega parlano a “vanvera” «avrà   le sue ragioni», sintetizzava ieri il   ministro delle Semplificazione, Roberto Calderoli, poche ore dopo la visita a sorpresa di Maroni al sindaco di Verona, attaccato dallo stesso Calderoli per le frasi pro-Napolitano.  Quaranta minuti di colloquio nella sede del comune scaligero, ufficialmente per discutere di sicurezza. In realtà il blitz è un chiaro messaggio: «La stima per tutti quelli che lavorano sodo, soprattutto i sindaci, c'è sempre» taglia corto Maroni, uscendo dallo studio di Tosi. E pressato dai cronisti risponde: «Quali problemi? Ci sono problemi nella Lega? Non mi risulta». A Treviso però ci sono. Nelle stesse ore in cui la segreteria provinciale decideva di non cacciare Giancarlo Gentilini, lui - lo sceriffo -  esternava a una tv locale: «Nella Lega si può e si deve parlare e continuerò a farlo perché sono il megafono della mia gente. Tosi e Bitonci sono emergenti e giustamente chiedono il loro spazio». E poi la notiziona. Gentilini, 82 anni, vuole ricandidarsi nel 2013 a sindaco di Treviso e punta su Maroni nel dopo-Bossi: «È l'unico a raccoglierne l'eredità». Quanti maroniani... di Giuliano Zulin

Dai blog