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La "sciaboletta" di Scajola: sembra già mezza spuntata

Solo 2 seguaci pensano di mollare la maggioranza per bussare da Montezemolo. Gli altri cercano di ricucire

Costanza Signorelli
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La sciaboletta sembra già parecchio spuntata. Tanto che sono non pochi oggi a volere scommettere che Claudio Scajola, detto appunto “sciaboletta”, sia pronto a rinfoderare la sua lama dopo averla fatta roteare nella politica italiana. Il gruppetto dei commensali a cena ha approfittato negli ultimi giorni di una visibilità prima inimmaginabile per poi bussare ala porta dei dirigenti Pdl e mettere sul piatto un malcontento non certo irrimediabile. Almeno due, secondo le valutazioni congiunte di ribelli e dello stesso Pdl, sono da considerare effettivamente perduti per la maggioranza. Convinti di avere già trattato un sicuro nuovo approdo politico: con Luca Cordero di Montezemolo e il partito che si farà e che sempre di più sembra quella «Italia dei carini- terzo Polo Ralph Lauren» su cui ironizza Maurizio Crozza in una riuscitissima imitazione del presidente Ferrari. L'altra quindicina di ufficiali di complemento di Sciaboletta a una settimana dalla cena tende già a gettare acqua sul fuoco. Ventila documenti politici, chiede un coinvolgimento maggiore del gruppetto nelle decisioni di politica economica che dovranno essere prese, si spinge a ipotizzare un ruolo preciso per l'ex ministro dello Sviluppo economico come consigliere economico del premier. Non sembrano esattamente le condizioni di un'armata pronta a dare la spallata a Silvio Berlusconi. Lo stesso Scajola in queste ore sembra fare sfoggio di prudenza: nessuna dichiarazione pubblica, qualche colloquio riservato con giornalisti amici, in modo da fare filtrare sulla stampa qualche mossa del gruppetto. Domenica Sciaboletta è stato a lungo al telefono con un direttore di giornale certo non ostile a Berlusconi. Ha provato a volare alto, rintracciando nella crisi economica e nel bene comune le ragioni del suo presunto strappo, ha citato comportamenti e provvedimenti cui lui sarebbe contrario, ha elencato numerosi ostacoli incontrati in questi anni. «Ma tu più che con il Cavaliere», ha sorriso il giornalista amico, «ce l'hai con Giulio Tremonti». E in effetti anche il documento in preparazione elenca più errori di politica economica che questioni di pura politica, che pure non mancano (la collegialità e la democrazia nel partito, la gestione dei gruppi parlamentari etc…). Insomma, un cahier de doleance che assomiglia più al desiderio di strutturare una “non corrente” come quella di Walter Veltroni nel Pd che a provocare un ribaltamento delle maggioranze in Parlamento.  Anche a sentire i fedelissimi sembra quasi che lo strappo potrebbe facilmente ricucirsi se in qualche modo la figura di Scajola sulla politica economica diventasse preminente rispetto a Tremonti. Su una richiesta simile di per sé nel Pdl si ottengono scrosci di applausi, e non si aprirebbe una ferita nel cuore di Berlusconi. Ma quel che è facile a dirsi non è semplice da rendere in pratica. In questo momento la soluzione più lineare (sostituzione Tremonti-Scajola) è del tutto impraticabile. Passerà tempo dunque con una trattativa a distanza. E se tutte le porte si trovassero davvero chiuse? La sciaboletta verrebbe sfoderata e inizierebbe a menare davvero fendenti? «Non ci posso credere», confida uno dei dirigenti di punta del Pdl, «Scajola è a fianco di Berlusconi quasi dall'inizio. Non lo vedo nei panni di un Bruto. E comunque non vedo altri in grado di seguirlo». C'è in effetti un incubo nel gruppetto davanti a questa prospettiva, che ha il nome e il volto di Clemente Mastella. Fu lui a dare la spallata decisiva e a fare cadere Romano Prodi nel 2008. Ma non ebbe ponti d'oro dal centro-destra che solo dopo molto gli offrì riparo: un Bruto non si può presentare alle elezioni all'indomani dell'agguato. Questo gli scajoliani lo sanno bene, come conoscono i rischi di una spallata senza un porto sicuro. Se si andasse a votare il giorno dopo, resterebbero tutti senza patria perché il Pd ha già altri debiti da onorare. Per evitare la fine traumatica bisognerebbe avere una soluzione certa fino al 2013. E al momento proprio non c'è. Nemmeno di Casini ci si può fidare: lui dice di voler andare subito al voto con questa legge, e non pensa di durare fino al 2013. È per questo che sciabolette e piccoli pugnali se ne staranno al caldo ancora un bel po' nel loro comodo fodero. di Franco Bechis

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