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D'Alema e i suoi amici inguaiano Bersani & Co

I voli gratis, l'inchiesta sulle Asl pugliesi, il sistema Sesto: non c'è indagine in cui non spuntino i sodali di Baffino

Lidia Baratta
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Cioè, intelligente è intelligente, lo si ripete a nastro da tempo immemorabile, tipo «D'Alema? Boh, però che uomo intelligente...». Diciamo allora che nelle frequentazioni è così sfortunato che quasi quasi nemmeno Berlusconi. Per dire: adesso gli tocca pure d'essere indagato come un Penati qualsiasi per via di quei passaggi in aereo a lui gentilmente offerti dall'amico Morichini, «al conto ci pensi tu?», «vai tranquillo Max, no problem». E invece vien fuori questa storia di appalti e tangenti, al centro della quale ci sta proprio la compagnia che quell'aereo aveva messo a disposizione, con il Morichini a far da mediatore. Il quale Morichini, fra le sue attività, anche procacciava fondi per Italianieuropei, la fondazione da D'Alema presieduta. Senza contare che fra i finanziatori di Italianieuropei figurano anche i Paganelli, proprietari della compagnia aerea di cui sopra, per far decollare la quale han dovuto smazzettare il dirigente pd che sedeva nel cda dell'ente aviazione civile. E insomma, per D'Alema - al di là della rilevanza penale delle trasvolate a babbo morto, che per la verità non emerge - per D'Alema, dicevamo, un groviglio quantomeno imbarazzante. E mica solo per lui: provate   a chiedere dalle parti del Pd e di Bersani - da quando è segretario,  oltre 400 esponenti del partito hanno avuto guai  con la giustizia -, e in risposta otterrete non più d'un confuso silenzio. "D'Alema e i 400 indagati Pd". Senaldi a LiberoTv Focolaio pugliese - Il fatto è che, anche solo limitandosi agli ultimi tre mesi, l'ombra del baffo salentino spunta un po' dovunque, anche in contesti politico-giudiziari non così gradevoli.  A partire dall'interminabile inchiesta pugliese, quella partita dalla corruzione delle Asl e poi mediaticamente esplosa, un paio d'anni fa,  per via del maneggione Tarantini e le escort e la D'Addario a coricarsi con Berlusconi e via dicendo. E però le ultime notizie hanno illuminato un altro filone d'indagine, che lascia sullo sfondo le signorine e punta invece a far luce su appalti milionari a cui Tarantini mirava. E dunque, negli atti sono annotati altri nomi, stavolta di uomini d'affari. Per esempio quello di Enrico Intini - ed è bene precisare che non è indagato. E comunque è lui, a capo dell'omonimo gruppo edile, che Tarantini coinvolge per «entrare nel circuito dei lavori per le grandi opere pubbliche», come si legge nell'ordinanza della Polizia Tributaria di Bari. E dei progetti in questione l'iperattivo Tarantini discute anche con Roberto De Santis, imprenditore immobiliare ma impegnato anche nel campo delle energie rinnovabili, che stando alla Guardia di Finanza «appariva come colui che lo ha guidato e consigliato nei rapporti d'affari in contesti istituzionali». Che poi non è mica un reato, figuriamoci - cioè, alla fine ci si conosce un po' tutti. Ma insomma: l'amicizia di Intini con D'Alema - «…anche se non credo nemmeno sappia cosa faccio…» - non è certo un mistero, tanto che veniva rimarcata nel gennaio 2009 anche dal Corriere della Sera. E De Santis, anch'egli amico di D'Alema nonché vecchio compagno di partito, è colui che nel '94 gli vendette la famosa barca Ikarus. (E intendiamoci, qui non s'insinua affatto che D'Alema sia in affari con Intini o De Santis, ma tant'è). Il paradosso è che questi nomi si ritrovano anche negli atti di un'altra inchiesta che ha messo in crisi il Pd: quella su   Penati e Sesto San Giovanni e la faccenda di malaffare e malapolitica (tutto ancora presunto, manco a dirlo). Il punto di contatto fra Bari e Sesto - ed è per questo che i magistrati brianzoli han chiesto gli atti ai colleghi pugliesi -  è rappresentato dall'ennesima società immobiliare: la “Milano Pace”. Il cui nome rimanda al complesso residenziale che sottintende, roba da 100 milioni di euro. Progettato da Renato Sarno, l'architetto vicino a Penati indagato perché coinvolto nell'indagine sulle presunte tangenti legate alla cosiddetta operazione Serravalle. Ecco, nella “Milano Pace”, oltre a Sarno, figurano De Santis (presidente e ad   fino al 2009) e Intini (azionista di maggioranza). L'affaire Serravalle - A proposito dell'operazione Serravalle - vale a dire la vendita nel 2005, da parte del gruppo Gavio, di azioni della società Milano Serravalle alla Provincia di Milano allora guidata da   Penati, con spesa esorbitante (da parte dell'ente pubblico) e ipotesi di tangenti (da parte dei pm). Ecco, i magistrati sono   andati a spulciare fra le consulenze della società. E niente, uno scorre l'elenco e anche lì - guarda il caso - di riflesso si rimaterializza l'immagine di D'Alema. Niente d'illecito, va scritto chiaramente. E non è nemmeno che si scopra oggi la concessione di incarichi agli amici degli amici - peraltro professionisti di prim'ordine. In ogni caso, dando un'occhiata proprio alle consulenze della Serravalle, ecco il nome di Carlo Cerami - esperto avvocato amministrativista, già coordinatore provinciale dei Ds e anche responsabile della sede milanese di Italianieuropei, e per Cerami solo nel 2009 tre incarichi per complessivi 90mila euro. E ancora, sempre anno 2009: Luigi Arturo Bianchi, altro avvocato d'affari oltreché ordinario di diritto commerciale alla Bocconi, per lui 30mila euro per «attività segretario organi sociali e assistenza», e Bianchi - per usare le parole del Corriere della Sera - «è anche animatore di Futura, il pensatoio fondato da Amato e D'Alema» nel 2003 e poi di fatto rimpiazzato da Italianiuropei, di cui lo stesso Bianchi è infatti collaboratore. E basta così, ché lo spazio è finito. di Andrea Scaglia

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