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Avvelenate Lezioni d'odio di Sabina Guzzanti Ecco come linciare il nemico di destra

Sabina terrà un seminario all'ex cinema Palazzo di Roma per insegnare tutte le tecniche per screditare il governo

Costanza Signorelli
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Dovrebbe essere un corso di satira, anzi, «il primo corso di satira scientifico», quello che Sabina Guzzanti terrà da metà novembre all'ex cinema Palazzo, nel quartiere San Lorenzo di Roma, storica sala che come il teatro Valle è occupato dai precari dello spettacolo guidati, come i tebani da Epaminonda, dall'attor giovane Elio Germano che imperversa, il che non è male, finché Virzì non lo chiama per il prossimo film. Ma la presentazione dell'iniziativa, anche se fatta da Sabina, deve esserle stata suggerita da un generale dell'esercito in pensione, di quelli che sul campo hanno perso tutte le battaglie ma in teoria sono più geniali di Napoleone. Sentite come viene presentato il «corso scientifico»: «Non vi preoccupate di far ridere, ma di organizzare brevi discorsi efficaci allo scopo di disinnescare l'offensiva». Disinnescare l'offensiva? Noi di satira non ne sappiamo nulla, figurarsi poi sotto il profilo «scientifico», ma ci risulta che sia una critica del potere, non un contrattacco militare. Altre chicche, Sabina dixit: «Come smontare l'editoriale di un  trombone prezzolato che dai quotidiani ci impone la sua predica. Come sfottere, neutralizzare figure di potenti osannate da tutti, ma che in cuor nostro intuiamo essere degli impostori. Come vendicarsi di abusi subiti facendo ridere e magari guadagnando pure qualche soldo». Sì, poi c'è anche una parte più soft, dove agli allievi satirici, che presumiamo verranno equipaggiati di divisa e munizioni, si promette di insegnare «l'analisi dei linguaggi». Eh capirai, sai che analisi linguistica ci vuole per trovare espressioni come «trombone prezzolato» e «vendicarsi di abusi subiti». Oppure dire a Maurizio Gasparri: «Farò satira su di te finché non sparisci dalla faccia della Terra». Più che analisi linguistica, ci sembra psicoanalisi, una dissertazione sulla paranoia, quella di Sabina. Lei concepisce la satira come reazione difensiva a aggressioni subite. Lei e i suoi amici sono sotto attacco, e la satira è la macchina da guerra per «vendicarsi».  Così il primo compito per gli allievi è «smontare due articoli disonesti sull'iniziativa di Michele Santoro». Un tema di interesse scottante, chissà che conseguenze per il mondo se il vile attacco (quale?) a Santoro dovesse passare senza ritorsione. Immaginatevi questi poveracci di allievi che arrivano al Palazzo e si trovano Sabina che dice loro che «non devono preoccuparsi di far ridere» e invece li indottrina con le sue paranoie. Con grandi gigantografie dei giornalisti «prezzolati», contro cui «vendicarsi», a partire da quelli di Libero e del Giornale.   Che volete farci, alla scuola dell'odio il rancore  lo chiamano satira scientifica. di Giordano Tedoldi

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