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Monti e i travagli del Pdl "Votiamolo". "No, è un golpe"

Prevalgono i favorevoli al governo tecnico. Brunetta, Sacconi, Matteoli e La Russa per il no. Il rischio: perdere altri parlamentari

Andrea Tempestini
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Il Pdl sull'orlo di una crisi di nervi. Col rischio di perdere qualche pezzo per strada. Di fronte all'ipotesi di un governo guidato da Mario Monti, infatti, il partito di Silvio Berlusconi si è spaccato. E qualcuno minaccia addirittura di dimettersi da parlamentare. Carlo Giovanardi, per esempio. E anche il ministro per l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi. «Ci sono deputati e senatori per cui il governo tecnico è un colpo di Stato e sono pronti a gesti estremi come dimettersi da parlamentari», ha detto l'ex Udc, oggi nel Pdl. «Monti non lo voto, altrimenti mi dimetto», avverte Rotondi. Ieri a Palazzo Grazioli è andato in scena un vertice molto teso con Silvio Berlusconi, molti ministri (tra cui Giulio Tremonti) e lo stato maggiore del partito, compreso il segretario Angelino Alfano, anch'egli perplesso nei confronti del nuovo esecutivo. La decisione finale sull'appoggio o meno al governo Monti è affidata alla direzione nazionale del Pdl, che si terrà tra sabato sera e domenica, dopo che il Cavaliere avrà rassegnato le dimissioni al Quirinale. Il partito, dunque, è diviso in due. C'è un fronte, maggioritario, favorevole a un esecutivo guidato dal presidente della Bocconi. A patto, però, che la squadra sia composta anche da esponenti politici espressione dei partiti che lo sostengono. Nella compagine, dunque, dovranno esserci politici del Pdl, del Terzo polo e del Pd, più una serie di tecnici scelti al futuro premier. Il partito berlusconiano, però, vorrebbe che facessero parte della squadra anche alcuni ministri dell'attuale governo, come Raffaele Fitto e Franco Frattini, mentre il Pd ha posto il veto sulla presenza degli attuali ministri. «Dovrà essere un governo politico di emergenza, con personalità dei partiti che lo sostengono. Innanzitutto come garanzia dell'impegno di ogni forza politica, in secondo luogo perché tutti devono assumersi le loro responsabilità e mettere la faccia sulle misure anche impopolari che il governo Monti potrebbe varare», spiegano da via dell'Umiltà. «Sarà un esecutivo di garanzia per l'Europa, di riforme (anche quella elettorale), ma anche di tregua, per traghettare l'Italia dalla Seconda alla Terza Repubblica sotto il controllo del presidente Napolitano, che in questo momento gode della fiducia di tutti. Quindi l'arco temporale del governo Monti è di almeno un anno e ci porterà alla scadenza naturale della legislatura», sottolinea un autorevole esponente del partito del premier. Ma c'è anche chi non ci sta, come Giovanardi e Rotondi. Ma anche  Brunetta,  Sacconi, Gelmini e, soprattutto, gli ex An guidati da  La Russa e  Matteoli. Più defilato sembra  Gasparri, che non si è ancora espresso in materia, mentre sembra aver accettato l'ipotesi Monti il sindaco di Roma  Alemanno. La Russa e Matteoli, comunque, sono gli scogli più duri per Monti. Il ministro della Difesa, infatti, da una parte è sicuro di non entrare nel nuovo esecutivo, dall'altra è fortemente contrariato dal fatto di ritrovarsi come alleati Gianfranco Fini & C. con cui i rapporti sono pessimi. E quindi spinge per le urne. «Stiamo valutando tutte le opzioni, ma diciamo no alle ammucchiate», sottolinea il ministro della Difesa. Ma anche gli ex finiani ora nel Pdl sono divisi, con  Ronchi per il voto e  Urso e  Buonfiglio per il governo Monti. E, giusto per non farsi mancare niente, ci sono anche i Responsabili con Silvano Moffa a chiedere garanzie per dire sì al nuovo esecutivo, mentre i ribelli del Pdl Antonione, Destro e Gava insieme a Sardelli e altri stanno lavorando per formare un gruppo autonomo a Montecitorio. E per questo motivo (e magari per chiedere qualche deputato in prestito) ieri hanno visto Fini e Casini. Discorso a parte  al Senato. Alcuni senatori Pdl (tra cui Quagliarello) hanno lanciato l'ipotesi dell'appoggio esterno a un eventuale governo Monti, mentre gli ex An, con Nania, spingono per il voto anticipato. di Gianluca Roselli

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