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Borsa giù finchè non la cacciano

Merkel dice no a eurobond, riforma Bce e aiuti alla Grecia. E l'Europa affonda: Piazza Affari -2,59%, titoli di stato sotto pressione

Andrea Tempestini
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La ruota dei premier e presidenti, in Europa, ha preso a roteare vorticosamente. Piazza Affari ha chiuso a -2,59%, le altre piazze continentali, da Parigi a Francoforte, non hanno fatto meglio, e la pressione sui titoli di stato (di Italia, Belgio, addirittura Germania) non diminuisce, anzi. Sotto i colpi dei mercati e dello spread hanno cominciato ad abdicare in parecchi. Hanno lasciato in Grecia Papandreou, in Spagna - seppur in maniera meno traumatica - Zapatero ha passato lo scettro a Rajoy, il Belgio prosegue senza guida e, ultimo caso, ovvio, l'Italia, passata dalla guida Berlusconi a quella di Monti. I morsi della crisi impongono cambiamenti radicali, riforme, lacrime, sangue e nuovi premier. Quello che però nessuno ammette è che il cambio necessario sarebbe quello alla guida della locomotiva tedesca: è la cancelliera Angela Merkel a tenere in pugno il destino del Vecchio Continente e della moneta unica, prossima al tracollo. Angela non cede su nulla: eurobond, riforma della Bce, stampa di nuova divisa, tranche di aiuti alla Grecia. Il punto è che Angela è uscita con le ossa rotte dalle più recenti consultazioni nei Land (storica la batosta nel Mecleburgo-Pomerania) e ha una fifa blu delle mazzate che potrebbe essere costretta a incassare nelle politiche che si terranno nel 2014, per le quali ha già riannunciato la sua ricandidatura. Angela deve cedere su qualcosa - Prima di arrivare al 2014 di acqua sotto i ponti ne dovrà scorrere, e il futuro dell'Europa sembra più incerto se la Germania non deciderà di piegrasi il prima possibile a quelle esigenze di responsabilità che vengono invocate per ottenere la sopravvivenza dell'euro. Berlino, questo è vero, non ha i problemi di conti pubblici che devono fronteggiare diversi Paesi della moneta unica (la Merkel ha però un debito pubblico in termini assoluti più alto di quello italiano e, a differenza del nostro, in crescita). La Germania, altrettanto vero, resta la 'locomotiva' del Vecchio Continente traballante. Ma se come ha ribadito proprio oggi la Merkel "la Germania e il futuro dell'Europa sono inseparabili", forse sarebbe il caso che la stessa Merkel - poiché sicuramente non passerà la mano a qualcun altro - almeno cominciasse a cedere su qualcosa. In un intervento al Bundestag la Cancelliera si è però affrettata a ribadire la sua contrarietà sui punti nodali per il salvataggio della divisa continentale. Per primo lo stop sugli eurobond invocati non solo dall'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti: "E' straordinariamente riduttivo che la Commissione Ue suggerisca le obbligazioni continentali - Angela ha sparato la sua sentenza -. La socializzazione del debito non risolve il problema". No aglle obbligazioni comuni - Forse gli eurobond non risolveranno il problema, ma negare che possano contribuire a sanare la crisi dei debiti sovrani - grazie a un maxi debito collettivo che riunisse la potenza di fuoco di Germania, Francia, Italia e gli altri Paesi membri - sembra azzardato: se fallissero gli eurobond, fallirebbe l'intera Europa. Difficile, anche in giorni bui come questi, credere a uno scenario talmente catastrofico. Così, in parallelo, la Commissione europea in un documento spiega che le obbligazioni sono più che un'idea, nonostante lo sbarramento della Merkel. Le ipotesi sono tre: la completa sostituzione delle emissioni di titoli pubblici nazionali con i nuovi titoli; la sostituzione parziale; una sostituzione parziale senza garanzie congiunte e con una responsabilitàpro-quota che resterebbe in capo ai singoli Stati. Ma Berlino dice 'nein' perché ha paura di dover contribuire al pagamento degli eurobond per una fetta troppo pesante rispetto agli altri Paesi. La Merkel dice 'nein', insomma, per motivi elettorali: non può chiedere ai suoi cittadini di pagare perché è già lanciata verso le urne. Ma non voleva salvare l'Europa? "La Bce resta com'è" - Se non cede sui bond comuni, Angela potrebbe addolcire la sua posizione su altro. Per esempio sulla Banca centrale europea, sempre più confondibile con la Bundesbank, con un teutonico avanposto. Al Bundestag la Cancelliera, con diplomazia, ha chiuso a qualsiasi riforma dell'Eurotower: "La Bce deve rimanere indipendente, in tutte le direzioni, se fa bene o se fa male". Angela non vuole che l'istituto guidato da Mario Draghi abbia le mani più libere nella gestione della crisi del debito sovrano, non vuole deroghe. La Merkel fa capire che non vuole che la Bce stampi moneta per cercare di aumentare la domanda e far così crescere l'inflazione. La scelta di scaldare le rotative dell'Eurotower e creare banconota - gli Stati Uniti lo sanno benissimo - ha i suoi rischi. Ma, anche in questo caso, si potrebbe trovare una soluzione di compromesso per ottenere una svalutazione controllata e per avere moneta con cui comprare titoli di Stato e ridurre lo spread: una soluzione 'drogata', rischiosa, ma sulla quale arriva counque l'ennesimo 'no' della Germania. Merkel frena sulla Grecia - Un altro capitolo è quello relativo alle tranche di aiuti corrisposti alla Grecia. In questi giorni si tratta per sbloccare la sesta fetta di aiuti, pari a 8 miliardi di euro. Anche su questo tavolo, i veti e le frenate - esattamente come per le precedenti tranche - arrivano dalla Germania. Sempre nel discorso di oggi al Bundestag la Merkel, tiranna d'Europa, ha dettato la linea: "La questione greca non è ancora stata chiarita, perché non ci sono ancora le condizioni per il pagamento della nuova tranche". La Cancelliera esige che ci sia un accordo pressoché totale di tutti i partiti ellenici sugli impegni scritti per salvera il paese, una circostanza difficile da realizzare in considerazione delle misure draconiane imposte alla derelitta Grecia. In stretta correlazione al tema-Atene si snoda quello del fondo fondo salva-stati, l'Efsf. Chi frena? La Germania, ovvio. Recentemente il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, ha dichiarato che "gli europei (i tedeschi, ndr) non hanno intenzione di rimpinguarlo. Diamo al fondo gli strumenti affinché possa agire in caso di bisogno, poi l'utilizzeremo efficacemente, ma non abbiamo intenzione di rimpinguarlo", ha spiegato nel corso di un'intervista televisiva. La Germania non cede su nulla - Per concludere, le uniche aperture della Merkel nel suo intervento al Bundestag, sono arrivate su una revisione del trattato fiscale dell'Unione europea e sulla Tobin tax, la tassa sulle transazione finanziare: "La finanza va regolata - ha spiegato Angela -. La Tobin tax sarebbe la giusta risposta". Possibile che sia una giusta risposta, improbabile che riesca a risollevare i destini dell'eurozona. Tra eurobond, fondo salva stati, l'idea di stampare moneta e le tranche di aiuti, certo si nascondono misure destinate a fallire, ma è altrettanto probabile che qualcuna di queste idee, realizzate in qualche misura, possa trasformarsi in ossigeno per la moneta unica. La Merkel, però, è già in campagna elettorale, accondiscende i desiderata del popolo tedesco e chiude pregiudizialmente su tutto. Quanto ci costeranno le barricate di Angela? Non sarebbe stato meglio che al posto di Berlusconi, Papandreou e Zapatero avesse fatto lei il famigerato passo indietro?

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