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Silvio: io vittima di ricatti? Umberto è impazzito

Bossi: Berlusconi si è dimesso per salvare le aziende. Il Cav smentisce: "Come gli salta in mente? Come si permette?"

Lucia Esposito
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Berlusconi ha dovuto dimettersi perché era ricattato. Gli ricattavano le imprese, sono crollate in Borsa del 12 per cento in una giornata. Ero presente quando i suoi dirigenti gli hanno detto: “Qui ci distruggono le aziende, vai a dimetterti”». Boom. L'alleanza fra Lega e Pdl, già insidiata dalla nascita del governo tecnico, va in frantumi all'Insubrias Biopark, centro di ricerca che Umberto Bossi ha deciso di visitare a sorpresa. Siamo a Gerenzano, nel Varesotto. Un anonimo venerdì. In cui il Senatur s'è svegliato gola profonda. Il leader leghista rivela quella che, secondo lui, è la vera motivazione del passo indietro berlusconiano: la paura per l'impero familiare. Stupore e ira - Berlusconi legge le dichiarazioni del quasi ex alleato e cade dal pero: «Ma è pazzo? Ma come gli salta in mente, come si permette?». Silvio è a Palazzo Grazioli, ha riunito i vertici del Pdl. Il Cavaliere prova a contattare Bossi per capire meglio, magari è stato frainteso. Magari con una smentita del Senatur si mette tutto a posto. Niente: come capita quasi sempre ultimamente l'ex ministro non è raggiungibile. Probabile che si faccia negare. Allora Berlusconi decide di diffondere una nota firmata dal suo ufficio stampa: «Le dimissioni sono state motivate dal senso di responsabilità e dal senso dello Stato, nell'interesse esclusivo del Paese». Non c'è stata «nessuna altra motivazione». E ora rimettere insieme i cocci dell'alleanza che vinse le elezioni del 2008 (e che governa insieme in tantissime realtà del Nord) diventa un'operazione davvero difficile. Bossi non risponde al telefono a Berlusconi e neanche ha voglia di vederlo: «È ancora troppo presto per organizzare un incontro». Nel frattempo minaccia: «Se Berlusconi si trova dalla parte della Lega è un conto, ma se sta con il governo l'alleanza è a rischio». Un nuovo patto elettorale nel 2013? «È un futuro ipotetico lontanissimo, non ci voglio pensare», glissa l'Umberto.  «I prof non sono capaci» - Una cosa li unisce, però, ed è la critica ai primi passi del governo Monti. Bossi la mette giù parecchio ruvida:  «Fa schifo! Mi sembra un governo di improvvisati, non arriva al 2013, Napolitano ha dato mandato di capocordata a uno che le montagne le ha viste solo in cartolina». Berlusconi, parlando ai suoi dirigenti convocati a Grazioli, non è così tranchant, ma altrettanto impietoso verso un governo che non riesce a ingranare la prima per partire: «Questi professori non sono in grado di fare nulla», ha sospirato Silvio con aria di superiorità: «Adesso rido io. Sarà sfatato il mito dei tecnici». Ce l'ha pure con la Merkel, con Sarkozy e un po' con Napolitano: «Mi hanno costretto alle dimissioni, convinti che il problema fossi io, invece  il nuovo governo non è riuscito a cambiare la situazione in meglio».  Adesso Berlusconi si attrezza a ripartire. I sondaggi di Euromedia danno in risalita il Pdl («Siamo al 28 per cento») e anche quelli suoi personali sono  incoraggianti: ieri pomeriggio, a via del Plebiscito, Silvio ha trovato un piccolo gruppetto di plauditores, invece delle frotte di contestatori delle ultime settimane. La distanza dalle leve del potere giova. Il Cavaliere è sicuro di recuperare la fiducia degli italiani, persa negli ultimi orribili mesi. Così come è certo che la scorta di popolarità di Monti è destinata a esaurirsi, prosciugata dalla difficoltà di governare in questi tempi difficili. Allora sostegno sì - il Pdl voterà i provvedimenti dell'esecutivo  in Parlamento - ma mantenendo le distanze. E tenendosi pronti a elezioni che potrebbero arrivare prima del previsto. di Salvatore Dama

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