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Islamica vuole cambiare vita Marito la uccide a martellate

Reggio Emilia: la donna si era tolta il velo, andava in parrocchia e faceva volontariato. L'uomo l'ammazza brutalmente

Nicoletta Orlandi Posti
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Aveva smesso di portare il velo, cercava di parlare italiano, andava in parrocchia e faceva volontariato. Un affronto per il marito musulmano osservato. Doveva essere punita. E così è stato. Rachida, colpevole di voler cambiar vita, è stata uccisa senza pietà dall'uomo della sua vita, dal padre delle sue figlie. Mohamed El Ayani, 39 anni l'ha ammazzata a martellate nel soggiorno della loro casa in via Manzoni a Rescello, in provincia di Reggio Emilia. E solo per caso la figlia grande di 11 anni, che rientrava da scuola, non si è imbattuta in quel cadavere deturpato in un lago di sangue. Il marocchino si è costituito ai carabinieri dopo un'ora dal delitto. Aveva in braccio la figlia piccola di 4 anni e si è giustificato: "Voleva lasciarmi...". "El Ayani", racconta Francesco Alberti sul Corriere della Sera, "come decine di altri padri padroni, è un uomo che non aveva capito niente. Non aveva capito che Rachida, anche se tutte le notti si coricava al suo fianco, lo aveva lasciato da un pezzo. Non aveva capito che lui e la moglie erano due lontanissimi pianeti sotto lo stesso tetto. Lui, un lavoro in un'impresa di pulizie a Parma, pochi amici e nessuna frequentazione a Sorbolo Levante. Era arrivato in Italia nel '95. Schivo, silenzioso, incapace di fronteggiare la voglia di autonomia della moglie e della figlia più grande. Lei, l'esatto contrario". "Aveva una grande voglia di integrarsi", rivela il sindaco, Giuseppe Vezzani. Per arrotondare il bilancio domestico, faceva lavoretti per la parrocchia, ma, più che i pacchi dono che ogni tanto riceveva, a Rachida interessava conoscere persone nuove. "La sua vita con il marito era diventata un inferno, spesso lui alzava le mani: lei non l'ha mai denunciato, ma l'estate scorsa, approfittando di un viaggio in Marocco, aveva avviato le pratiche per la separazione", raccontano alcuni volontari di un'associazione cattolica. Parlare di conversione, non è tecnicamente esatto. Quello di Rachida, come spiega chi la frequentava, "si configurava come un graduale percorso verso un mondo e una fede completamente nuovi".

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