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La Casta in pensione a 60 anni E la chiamano riforma

Primo sì all'introduzione del sistema contributivo e all'innalzamento dell'età minima (7 anni in meno dei normali cittadini). La Bindi: chi vuole può chiedere di prendere meno

Lucia Esposito
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«Non chiamateci più casta». I parlamentari provano a reagire alle polemiche sui loro stipendi non tagliati, sui benefit, sulla mancanza di sacrifici che i cittadini normali devono fare e loro no. Allora ieri hanno deciso: diamo un segnale, perché qui ci massacrano. Pensioni, diarie e indennità: cambierà tutto, a cominciare dal vitalizio, che per molti sarà soltanto un miraggio. Prima l'ufficio di presidenza della Camera e poi quello del Senato hanno infatti stabilito che dal primo gennaio 2012 il sistema contributivo (lo stesso della maggioranza dei lavoratori) sostituirà l'amato vitalizio.  Un sistema che sarà applicato per intero ai neo-eletti e pro-rata per chi già siede in Parlamento. Per i rappresentanti dell'Italia dei Valori e della Lega, che all'ufficio della Camera hanno votato contro, la misura è comunque «insufficiente». I parlamentari, a fine mandato, potranno percepire la pensione al compimento dei 65 anni di età se sono stati in carica per una sola legislatura (almeno cinque anni di contribuzione). Per ogni anno di mandato oltre il quinto, il requisito anagrafico viene diminuito di un anno fino a un limite inderogabile di 60 anni. Le norme erano state concordate, lo scorso 29 novembre, da Fini, Schifani e il ministro del Welfare, Elsa Fornero. Ieri sono state tradotte in pratica. Varranno anche per i dipendenti delle Camere.      Sull'argomento vitalizio, l'ufficio di Presidenza di Montecitorio ha dato poi il via libera a una modifica del regolamento interno introdotta da Rosy Bindi che, sempre a partire dal 2012, permetterà a ciascun deputato di rinunciare al proprio vitalizio, cosa oggi non fattibile. Per la presidente del Pd «ciascuno potrà concordare per sé l'applicazione di un regime meno favorevole di quello in vigore». Una mossa provocatoria indirizzata a chi ritiene che il nuovo corso sia troppo blando. «Chi vuol dare qualcosa in più, può farlo», ha sbottato rivolta ai colleghi Silvana Mura (Idv) e Giacomo Stucchi (Lega): «Chi pensa che il metodo di calcolo contributivo dovesse essere applicato anche ai vitalizi maturati in passato, potrà chiedere che per il proprio vitalizio così si faccia». Tiè.   In Senato c'è stata unanimità sulla riforma dei vitalizi. «A breve, alla ripresa dei lavori», ha spiegato Schifani, «d'intesa con la Camera, ci occuperemo dell'adeguamento delle indennità, ma lo faremo senza arrenderci alle pericolose e irragionevoli spinte dell'antipolitica». Fini,  sull'argomento, ha ribadito che «se la Commissione Giovannini non dovesse pronunciarsi entro fine dicembre, l'ufficio di presidenza sarà convocato entro il 30 gennaio 2012» per deliberare sui tagli agli stipendi. Fondamentale, poi, il cambio di rotta sulla diaria: per la prima volta è stata introdotta la penalizzazione in caso di assenza dei parlamentari alle sedute di Commissioni e Giunte. Tradotto: a chi marca visita quando ci sono le votazioni sarà trattenuto un trentesimo della diaria per ogni giornata. Onorevoli, meglio esserci. di Brunella Bolloli

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