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A processo l'ex capo Mobile Catturò il superboss Zagaria

Vittorio Pisani alla sbarra per l'accusa di favoreggiamento in un'inchiesta sul riciclaggio di denaro dei clan

Andrea Tempestini
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L'ex capo della squadra mobile di Napoli che ha arrestato il superboss dei Casalesi Michele Zagaria, Vittorio Pisani, accusato di favoreggiamento, andrà a giudizio nell'ambito di un'inchiesta sul riciclaggio di denaro dei clan in attività di ristorazione. La catena di ristorazione - La decisione del gip Francesca Ferri riguarda altri 17 imputati, accusati nello specifico di riciclaggio, tra cui Mario Potenza, 70 anni, ex contrabbandiere, nella cui abitazione furono sequestrati 10 milioni di euro in intercapedini del muro, e l'imprenditore Marco Iorio, titolare di diversi pub, ristoranti e pizzerie, tra Napoli, Caserta e altre città d'Italia. Proprio Iorio aveva stretto amicizia con Pisani, che, per l'accusa, da questi aveva ricevuto il consiglio di 'mettere a posto le cartè mentre l'inchiesta del pm Sergio Amato e Enrico Parascandalo era in corso. La prima udienza del processo si celebrerà il 24 gennaio davanti alla settima Sezione del Tribunale di Napoli, collegio A. Il rinvio a giudizio, dunque, riguarda tutti gli imputati per tutti i capi di imputazione contestati dai pm. Comune di Napoli parte civile - Il processo si aprirà a Napoli il 24 gennaio prossimo, davanti alla settima sezione del Tribunale collegio A. Nel dibattimento il Comune di Napoli si costituirà parte civile. La richiesta era stata avanzata il 15 dicembre dal legale di palazzo San Giacomo, Giuseppe Dardo, e venne accolta dal gup Francesca Ferri nonostante l'eccezione sollevata dal collegio difensivo degli imputati. Coinvolgimento di Fabio Cannavaro - Tra i soci della catena di ristorazione finita sotto la lente della magistratura figurava anche il calciatore Fabio Cannavaro, ex capitano della nazionale azzurra. Al momento dell'ingresso nella società, Cannavaro, che non risulta tra gli indagati, aveva affermato di aver conferito "150mila o 200mila euro". Nel corso del successivo interrogatorio in Procura, il calciatore napoletano spiegò di essersi intestato "per amicizia" quote fittizie della società dell'imprenditore Marco Iorio. Il campione del mondo spiegò che si era trattato di una "cortesia personale fatta a una persona che non potevo mai immaginare potesse essere quella che appare oggi per effetto delle indagini".

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