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Tesoro, asta dei titoli di Stato un mezzo flop: Btp invenduti

Il rendimento cala ma non crolla: c'è ancora troppo poco per la crescita. La domanda non raggiunge offerta

Giulio Bucchi
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Calano ma non crollano i rendimenti per i Btp assegnati dal Tesoro all'asta giovedì mattina: sono stati venduti titoli per 7,07 miliardi di euro contro gli 8,5 miliardi dell'offerta massima. Nel dettaglio la terza tranche del Btp triennale scadenza 15 novembre 2014 è stata collocata per un importo pari a 2,537 miliardi (3,462 miliardi la domanda) con un rendimento lordo del 5,62%, in calo di 227 punti rispetto all'asta precedente. In calo anche il rendimento del Btp decennale: la nona tranche del Buono scadenza il primo di marzo 2022, richiesto per 3,39 miliardi e collocato per 2,5 miliardi, ha spuntato un rendimento del 6,98% dal 7,56% record dell'asta dello scorso novembre. Un calo dei rendimeti sensibile ma non eclatante, a dimostrazione del fatto che se la stangata e le tasse di Monti sono destinate a migliorare i conti pubblici nel breve termine (circostanza testimoniata dal crollo dei rendimenti di Bot e Ctz nell'asta di mercoledì) ancora promettono troppo poco per la crescita. Dopo l'asta è trapelata la notizia che la Bce è intervenuta sul mercato secondario dei titoli di Stato per un acquisto limitato di Btp, con ordini tra i 5-10 milioni di euro. "I tre motivi per cui non essere soddisfatti" Il videocommento sull'asta di Giuliano zulin Spread - L'asta dei titoli di Stato, nonostante il calo dei rendimenti, non ha avuto effetti benefici sullo spread tra Btp e Bund tedesco a 10 anni, che dopo aver aperto a 510 punti base è schizzato a 524 per attestarsi intorno ai 520 punti, con un rendimento pari al 7,07 per cento. Nel corso della conferenza stampa di fine anno, il premier Mario Monti ha detto che "sicuramente nei fondamentali della nostra economia non c'è nulla che giustifichi uno spread così alto". Borsa - Piazza Affari proseguiva in lieve calo dopo i segnali contrastanti arrivati dall'asta dei Cct e dei Btp a medio e lungo termine. Dopo un apertura in territorio positivo con rialzi vicini al mezzo punto percentuali, poco prima delle 14 il paniere principale Ftse Mib era pressoché in parità, lasciando lo 0,01%, mentre il complessivo All Share perdeva lo 0,03 per cento. Positivi gli altri principali listini europei, con Francoforte che guadagnava 0,33 punti percentuali, Parigi lo 0,30% e Londra lo 0,18 per cento. A metà seduta, dopo una mattinata positiva, a Piazza Affari in calo le banche, con Bper (-3,32%), Ubi (-1,16%) e Bpm (-1,09%) a guidare i ribassi. Dopo una mattinata positiva, in calo anche Intesa sp (-0,55%), Banco popolare (-0,61%), Unicredit (-0,69%), Mediobanca (-0,14%) e Mps (-0,28%). Prosegue brillante Azimut (+2%).   Girano al rialzo Enel (+0,46%) ed Eni (+0,32%).   Negative Fiat (-1,59%), Prysmian (-1,52%) e Pirelli (-0,78%).   Fuori dal Ftse Mib, Fonsai -2,44%, e Milano assicurazioni -5,67%, dopo il downgrade di Fitch. Premafin, che in apertura non è riuscita a fare prezzo, ora cede il 5,03%. Piatta Edison (-0,06%) nel giorno del cda di A2a (-0,40%) e Delmi.

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