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Più farmacie, risparmi per 120 mln

Liberalizzazioni: con il decreto del governo avremo un esercizio 2.500 abitanti. Ma l'opposizione sarà durissima

Andrea Tempestini
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Il governo Monti vuole dare il via al piano di liberalizzazioni entro il 20 gennaio, termine massimo fissato dall'esecutivo per presentare il decreto "rivoluzionario", come lo ha definito il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà. Il decreto tra le varie categorie riguarderà anche le farmacie. Lo stesso Catricalà puntualizza: "Non si tratta di allargare i mercati ma di abbassare i prezzi tramite un ampliamento della pianta organica partcolarmente rilevante". I rappresentanti dei parafarmacisti chiedono di abbassare il quorum a una farmacia ogni 2.500 abitanti (oggi siamo a 4mila): si avrebbero così 7.700 aperture in più e la conseguente creazione in linea teorica di 30mila posti di lavoro. Federfarma da par suo pone le sue condizioni e chiede che l'asticella venga fissata a una farmacia ogni 3.500 abitanti. I numeri - In Italia le farmacie sono 18mila, 1.500 delle quali comunali, e impiegano complessivamente 50mila farmacisti, dei quali soltanto 17-18mila sono titolari. La licenza viene assegnata per concorso pubblico per titoli dalle Regioni. Gli iscritti all'Ordine dei farmacisti sono 82mila e crescono in media di 2mila unità ogni anno: vi sono così oltre 30mila professionisti che non lavorano in farmacia. La licenza è ereditabile, e se non viene ereditata può essere venduta ricavandone anche 2 o 3 volte il fatturato (in cifre, dai 3 ai 4milioni di euro, poiché il fatturato medio annuo è di 1,5 milioni). Gli ostacoli - Il governo, liberalizzando, mira ad ottenere più concorrenza sui prezzi, come è accaduto negli ultimi anni liberalizzando i farmaci da banco (nel 2010 sono stati risparmiati 22,5 milioni). Il ministro della Sanità, Renato Balduzzi, ha spiegato: "Basta rigidità". Nel dettaglio, ponendo sul mercato i farmaci di fascia C i risparmi arriverebbero a 120 milioni (la stima è dei rappresentanti delle parafarmacie). Nel frattempo, oltre alla polemica politica, cresce quella dei farmacisti (a Padova, per esempio, già si raccolgono firme). Dal canto loro, al posto del decreto i partiti avrebbero preferito un decreto.

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