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I ragazzi di An: contenti

Contageremo Forza Italia

Albina Perri
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I giovani di Alleanza nazionale non si fermano più: hanno combattuto le battaglie culturali e politiche ai tempi del Movimento sociale, piangendo per strada qualche compagno di avventura rimasto vittima del terrorismo politico; sono transitati dalle parti di Fiuggi nel 1995 per entrare con entusiasmo nel progetto di Alleanza nazionale firmato da Gianfranco Fin; una settimana fa si sono dati nuovamente appuntamento a Roma per salutare questa esperienza e consegnarla al futuro che avanza, il Popolo della libertà. Da questo fine settimana si ritroveranno a fianco dei giovani di Forza Italia, ma non come due realtà autonome, piuttosto come un unico corpo. Loro, i ragazzi di Azione giovani, come stanno vivendo queste ore? Libero-news.it lo ha chiesto direttamente ad alcuni ragazzi militanti. Fiorenzuola D'Arda sta in mezzo alla pianura padana, con le colline piacentine che sorgono alle sue spalle. E' terra di rossi emiliani, dove essere di destra risulta un po' difficile. Eppure Fabio Gnocchi, 25 anni, nel 2006 è finito per essere consigliere comunale grazie ad Alleanza nazionale che l'ha candidato. «Mi sono avvicinato alla politica grazie alle battaglie di Azione giovani», racconta. «Perché hanno ricordato cose che gli altri non facevano: le foibe, i soldati di Nassirya e i giovani di destra rimasti uccisi». Fabio, come gli altri, non ha paura perché se è anche vero «che in passato abbiamo avuto vedute diverse su certi temi, io non voglio guardare al passato, ma al futuro». Da una provincia all'altra, non si cambia. Su nel Friuli, in quel di Pordenone, c'è Alberto Locatelli a guidare Azione giovani. Nemmeno lui vede con «particolare apprensione» il nuovo passaggio al quale è chiamato. Ed è una costante nelle risposte dei giovani militanti di destra. Entrare nel Pdl, d'altra parte, garantisce una maggiore visibilità, per quanto, sottolinea Alberto, «sia più facile vedere lo scontento che quelli contenti», riferendosi a qualche tuffo nel passato di chi non ha apprezzato l'ultima svolta del partito di Gianfranco Fini. Un Fini che ormai parla da uomo delle istituzioni, come qualche giorno fa, quando ha dichiarato che Mussolini, con gli occhi di oggi – quelli di presidente della Camera – non è più da considerarsi un grande statista. I giovani del movimento non hanno paura: sapranno andare d'accordo con i colleghi e, promettono, sapranno prendere ciò che c'è di buono da loro e viceversa. Allora nessun rischio di imborghesimento? Assolutamente no, sono pure disposti a indossare qualche volta in più la giacca e la cravatta per andare ai convegni, «noi insegneremo ai ragazzi di Forza Italia a fare volantinaggio». «Tanto noi ci sentiremo comunque dei militanti, pronti a ritrovarsi per mettere su un gazebo o stare in mezzo alla gente, per le strade e nelle piazze», aggiunge Gianmario Mariniello, di Aversa, che considera il passaggio di questi giorni come «il compimento del progetto tatarelliano di un contenitore unico» contro la sinistra. Il processo di fusione sarà comunque ancora un po' lungo, occorrerà un anno prima che le cose vengano sistemate a livello organizzativo. Nel frattempo continuerà il processo di avvicinamento anche perché già tante cose sono state fatte insieme con gli azzurrini. Eppure qualche dubbio rimane: Azione giovani ha alle spalle le battaglie per l'autodeterminazione dei popoli, le feste di Atreju, gli scherzi goliardici ai politici che salivano sul palco a Roma. I colleghi di Forza Italia come si sentiranno? «Non appena ci conosceranno, si innamoreranno delle nostre iniziative», risponde Augusta Montaruli, di Torino. D'altra parte, prosegue, «le nostre non sono battaglie che appartengono solo ad una classe politica, ma che sono patrimonio di un popolo». Lavinio Prono, scesa da Milano a Roma per seguire i lavori congressuali, ha seguito con attenzione il discorso di oggi di Gianfranco Fini. Un discorso che ha levato di mezzo «qualsiasi dubbio e ha confermato che lui è il secondo leader del Pdl». Sul futuro del movimento giovanile, anche lei, non ha timori o paure perché «i movimenti giovanili da tempo lavorano assieme». Come a voler dire che, in fondo, il Popolo della libertà è nato, prima che tra i capi, tra i giovani. Militanza, impegno e collaborazione: i giovani di An continuano a correre spediti, guardando avanti. Dario Mazzocchi

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