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I nuovi concorsi pubblici: conterà meno il voto di laurea

Saranno valorizzate le esperienze nel settore e si terrà conto dell'Università più o meno severa in cui si è studiato

Lucia Esposito
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La fase due per il governo Monti comprende il capitolo semplificazioni e quello sul valore legale dei titoli di studio. L'idea che potrebbe diventare decreto nel prossimo consiglio dei ministri di venerdì è quella di cambiare le regole di accesso ai concorsi pubblici. Non sarebbe più vincolante la laurea in una determinata materia ma potrebbero risultare alternative più lauree o, addirittura, esperienze, accunulate nel settore. E' un primo passo verso l'abolizione del valore legale della laurea. Il voto della laurea, inoltre, dovrebbe perdere valore come base di punteggio per i concorsi pubblici. Si pensa anche di dare ai voti il "giusto valore". Cioè distinguere tra un trenta preso in un Ateneo molto severo da uno conseguito in un'Università larga di manica. Ma come si fa a stabilire il peso specifico? Il governo punterebbe a potenziare l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. Insomma si punta a valutare il merito sganciandolo dalla burocrazia dei punteggia considerati solo sulla base della votazione.    

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