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Tremonti: Non feci cadere io Silvio, fu colpa di Napolitano

Il Quirinale: "Il ministro disse no al decreto salva-Italia di Berlusconi e fu crisi". Giulio: "No, solo un pretesto per il Colle"

Giulio Bucchi
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Tremonti e il Quirinale giocano a palla avvelenata, ma l'impressione è che l'ex ministro sia in squadra da solo. Subito dopo la pubblicazione sul Giornale della lettera con cui il portavoce del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano 'scaricava' le responsabilità della caduta del governo Berlusconi sulle spalle di Tremonti, è lo stesso Giulio a ribaltare la fritttata sempre dalle pagine del quotidiano di via Negri: "Non condividevo i contenuti del decreto anti-crisi, ma il Colle colse l'occasione per opporsi" e, di fatto, far saltare il Cavaliere. Seccata replica dello staff di Napolitano: "Non siamo un parafulmine". Come dire: caro Giulio, prenditi le tue responsabilità La vicenda - La questione è semplice. Siamo ad inizio novembre, in piena crisi economico-politica. Berlusconi procede a tappe forzate e vara, pressato dall'Europa, un decreto lacrime e sangue (quello poi ripreso in ampie parti da Mario Monti). In Consiglio dei ministri si discute del testo e, poche ore prima, Tremonti sale al Quirinale per esprimere, parola del Colle, "le proprie riserve". Fermi tutti, il decreto salta su consiglio di Napolitano e il 3 novembre Berlusconi va al G20 di Cannes senza nulla di concreto in mano. E' il preludio della fine del governo del Cav. "Non ho alcun interesse per le polemiche. Si tratta di carte ufficiali relative a dati di governo. La verità è nel verbale del Consiglio dei ministri", commenta Giulio Tremonti. Quel decreto, ribadisce l'ex ministro dell'Economia, fu stoppato in Cdm perché Napolitano lo considerava un "coacervo di norme anche estranee alla lettera di intenti ed obiettivi" già presentata dal goveno a Bruxelles a fine ottobre. Una lettera di cui, è vero, Tremonti non condivideva i contenuti. Ma questo, secondo Giulio, sarebbe servito da pretesto a Napolitano per favorire il tramonto del Cavaliere e l'avvento di Monti. L'accusa dei ministri - Sono proprio gli ex colleghi ministri di Tremonti ad accusare a loro volta l'economista. "Chiesi a Tremonti se aveva parlato del decreto con Napolitano. Mi rispose: ma figurati, abbiamo parlato d'altro"; ricorda l'ex ministro dello Sviluppo Paolo Romani, con Renato Brunetta e Roberto Calderoli tra i 'firmatari' di quel decreto. Il problema era anche la copertura economica: con Monti i 4,7 miliardi di euro si trovarono, con Berlusconi no. Perché? Semplice, lascia intendere Romani, perché Tremonti remava contro.

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