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Grecia, ok al nuovo piano di austerity. Ma l'Europa: "Ancora non basta"

Il governo e i partiti hanno raggiunto un'intesa in extremis. Ma Fmi, Junker e Germania in coro: "E' troppo poco"

Andrea Tempestini
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Il governo greco e i partiti politici hanno raggiunto in extremis un'intesa sulle misure di austerità richieste da Ue e Fmi. Lo ha rivelato un comunicato del premier greco, Lucas Papademos. "Le consultazioni tra il governo e la troika sulle questioni aperte sono state completate con successo questa mattina. I leader politici sono d'accordo sull'esito di questi colloqui", ha detto l'ufficio di Papademos. "C'è ampio consenso sul contenuto del nuovo programma, in vista della riunione dell'Eurogruppo di oggi", si legge ancora nella dichiarazione. Draghi, in conferenza stampa a Francoforte, ha confermato di aver ricevuto una telefonata da papademos in cui il premier annunciava l'accordo raggiunto pur senza chiarire come sarà trattata la questione dei bond di Atene acquistati dall'Eurotower sul mercato secondario: "Non posso dire nulla", ha tagliato corto. Secondo le ultime ipotesi circolate la Bce potrebbe scambiare obblicazioni elleniche con bond di nuova emissione del fondo salva-Stati Efsf. Resta convocato lo sciopero generale di venerdì e sabato contro i tagli chiesti dalla troika composta da Unione europea, Bce e Fmi, in cambio del nuovo piano di aiuti da 145 miliardi di euro. L'Europa gela Atene - L'Europa però non è ancora convinta, e frena sulla nuova tranche di aiuti. Il commissario Olli Rehn ha infatti confermato che un accordo di principio è stato trovato ma si tratta di un accorto "a livelli di esperti" tra Atene e i creditori pubblici. Il governo ellenico e l'Europarlamento, ha aggiunto Rehn, "devono convincere i partner europei con impegni formi e azioni concrete". Molto scettico anche il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker: "Ci sono ancora numerosi punti da chiarire". Anche il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, ha gelato tutti: "E' un buon inizio ma resta ancora molto da fare". Poi la scure della Germania. Il colpo è stato sferrato dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble: "L'accordo, per quanto ho capito, non è ancora in una fase in cui può essere firmato. Le condizioni per il salvataggio includono l'imperativo di portare il debito al 120% del Pil entro il 2020, limitare a 130 miliardi i prestiti di salvataggio e ottenere l'approvazione del Parlamento greco. Questi requisiti generali non sono stati ancora soddisfatti".

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