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La tentazione folle del Pdl Niente amministrative

Sondaggi giù. Si fa largo un'idea: solo liste civiche per evitare il flop. Palermo, Casini inizia l'Opa: azzurri rincorrono Micciché

Andrea Tempestini
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La tecnocrazia cristiana dell'Udc avanza e il Pdl tenta le contromosse. In assenza di candidati forti e di vittoria certa, con i sondaggi che prefigurano scenari foschi rispetto a prima, balena l'idea di presentare alle Amministrative liste civiche, così nessun pidiellino, nel peggiore dei casi, ci mette la faccia. È vero che Pier Ferdinando Casini bolla come «ridicola» l'ipotesi di Opa dei centristi su partito del Cav, ma intanto prosegue spedito nel suo nuovo progetto politico. Il leader centrista prova a convincere che i suoi tentativi di resuscitare la Dc fondendola con l'esperienza dell'attuale governo, una “tecnocrazia cristiana” appunto, come l'ha chiamata Libero, appartiene al mondo delle favole. «La realtà», ammette, «è la voglia di dare vita a una grande forza popolare nazionale capace di riunificare gli italiani e di porsi come guida del nostro Paese». Il nome scelto è Partito della Nazione, praticamente l'anticamera della fine del Terzo Polo, sebbene l'alleanza con Api e Fli resista almeno per ora. Il Pdl, a microfoni accesi, minimizza le mire espansionistiche dei centristi: «Casini sostiene che ci vuole un'area moderata che sia forte e unita e questo va bene anche a noi», fa sapere il segretario Angelino Alfano da Palermo, dove è in corso la sfida per il rinnovo del Comune. Una battaglia che il Terzo Polo rischia di aggiudicarsi, non fosse altro per il ritardo degli avversari nel trovare la quadra. Domani sarà decisivo il vertice a Villa Gernetto con il Cavaliere, ma soprattutto conta stringere con il gruppo forte dell'ex sottosegretario Gianfranco Miccicchè, che in Sicilia gioca in casa. Ieri il capo di Grande Sud ha lasciato intendere di essere pronto a dialogare con Alfano: «Se il Pdl avrà proposte serie (le elezioni non si svolgono solo in Sicilia, qualsiasi proposta dovrà riguardare l'intero quadro nazionale) le ascolterò con interesse». Lo stesso Berlusconi, parlando all'agenzia spagnola Efe, ha teso ancora la mano al Pier: «Mi auguro che Casini e il suo partito, che è con noi nel Ppe, abbiano la saggezza di capire che in Italia i moderati sono la maggioranza, ma vincono se sono uniti». E in quanto al governo Monti, Silvio,  che non intende ripresentarsi nel 2013 come premier, ha ribadito la lealtà al prof: «L'ho candidato io alla Ue nel '94». L'Udc guarda al bocconiano anche per il dopo. «Da questo governo si esce cambiati. Dobbiamo andare oltre noi stessi per non fare la fine della Grecia. Ognuno sarà artefice del proprio destino», conclude Casini. «Chi non sarà capace di sintonizzarsi sugli italiani, si taglierà fuori da solo». Il Pdl, però, non ci sta a sentirsi minacciato dalla formazione che Pier sta apparecchiando per mangiarsi gli ex alleati. L'Opa? Non esiste, dicono i big. Eppure, avverte il sondaggista Luigi Crespi, «se Berlusconi non corre subito ai ripari, rischia di rimanere stritolato dall'offerta di Casini. Stesso pericolo anche per il Pd». E il peggio sono i delusi. «Si prospetta un forte astensionismo». di Brunella Bolloli

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