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Art 18, tra quasi pensionati e impiegate scroccone

Su Libero in edicola oggi quattro casi simbolo della giungla intorno al grande tabù dei sindacati: paga sempre l'azienda

Giulio Bucchi
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C'è l'operaio licenziato perché ha superato il periodo di malattia che fa causa all'azienda, vince e chiede il reintegro (diversamente dall'80% di casi analoghi, in cui il licenziato preferisce incassare gli stipendi arretrati) perché deve maturare i contributi per la pensione. C'è il giudice che viene trasferito e la causa sul licenziamento resta in ghiacciaia per 8 mesi, e quando alla fine vince l'operaio è l'azienda a dover pagare quella pausa. In un'altro caso, l'azienda paga per ingiusto licenziamento una dirigente che nel frattempo ha trovato un altro posto facendo un favore ai vecchi datori di lavoro, che hanno dovuto pagare un indennizzo minore. E c'è poi l'impiegata che telefona agli amici sul posto di lavoro a spese della società, che dopo 10 mesi di richiami decide di licenziarla e perde la causa. Tutti questi episodi hanno in comune l'articolo 18, il tabù che a seconda dei casi si trasforma in giungla, condanna, spada di Damocle.   Leggi tutti i dettagli su Libero in edicola oggi, martedì 21 febbraio  

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