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Immigrati, Italia condannata Europa: respingimenti illegali

La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia a pagare gli immigrati respinti verso la Libia nel 2009

Andrea Turco
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La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia per la politica dei respingimenti verso la Libia avvenuti nel 2009 e ha deciso che il governo dovrà pagare 15mila euro a 24 profughi africani. Il caso è il cosiddetto 'Hirsi Jamaa contro l'Italià e deriva dal ricorso di 11 profughi somali e 13 eritrei che, nella notte tra il 6 e 7 maggio 2009, furono intercettati a sud di Lampedusa e consegnati alle autorità libiche. Un comportamento che, secondo i giudici di Strasburgo, si è tradotto in una violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo, in quanto i profughi "furono esposti al rischio di maltrattamenti in Libia" nonchè a quello di "venire rimpatriati in Somalia ed Eritrea". Parla Riccardi - "Io ho le mie idee personali, ma siamo abituati a prendere decisioni collegiali, quindi il governo deciderà se ricorrere" contro la sentenza della Corte dei Diritti dell'Uomo che ha condannato l'Italia per la politica dei respingimenti attuata dal governo nel 2009. Così il ministro Andrea Riccardi ha parlato dei prossimi passi del governo dopo la sentenza della corte di Strasburgo. "Prima la vogliamo vedere", ha aggiunto. "E' una notizia che mi è solo arrivata ma che accetto con rispetto. La sentenza ha valore sia reale che simbolico". Maroni - L'ex ministro dell'Interno, Roberto Maroni, è convinto che i provvedimenti presi ai tempi del governo Berlusconi fossero giusti. "Io sono assolutamente convinto che tutto sia stato fatto nel rispetto delle norme europee. Quei provvedimenti hanno salvato moltissime vite che sarebbero state messe a rischio dai viaggi sui barconi. Sicuramente lo rifarei". Di Pietro - Anche il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, ha detto la sua sulla decisione della Corte Europea in merito ai respingimenti degli immigrati. "Noi dell'Italia dei valori abbiamo sempre detto che il pericolo per il nostro Paese non sono i disperati che, come facevano gli italiani quando emigravano in Germania, cercano un futuro in un nuovo Paese, ma la grande criminalità che è fatta anche di immigrati ma soprattutto di italiani".

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