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Se Grillo e il popolo viola dettano l'agenda di Monti

Bechis: l'agenda del premier dettata dai re dell'informazione di sinistra. C'è pure Ezio Mauro, direttore di Repubblica

Andrea Tempestini
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Il dissenso lo sorprende sempre. Mario Monti non c'è abituato. Così quando lo staff gli ha portato il monitoraggio settimanale sull'immagine del governo nei social media e nei blog italiani, il premier ha fatto un salto sulla sedia. Ma come? Il popolo viola non lo applaude come dovrebbe? Si sono permessi perfino di pubblicare nel loro blog ufficiale, il Viola post, un articolo critico dal titolo «57 burocrati pubblici guadagnano più di 4 mila precari».  La velina arrivata sul tavolo del presidente del Consiglio metteva per giunta il dito nella piaga spiegando che «l'articolo critica gli stipendi da capogiro e non menziona minimamente la decisione del Governo di porre un tetto massimo a tali remunerazioni». Grave, tanto più che «l'articolo ha ricevuto 680 click di gradimento su Facebook e 20 condivisioni su Twitter (senza calcolare i retweet)». Anche se l'account Twitter di Monti è un falso conclamato, opera di qualche buontempone, il presidente del Consiglio segue sorprendentemente da vicino gli umori del popolo di Internet. Se ne preoccupa e ne tiene conto. Anche se a vedere il monitoraggio settimanale da lunedì 20 a domenica 26 febbraio finito sul tavolo del presidente del Consiglio, il governo è sensibile solo a tre fonti web, tutte di sinistra: il popolo viola, Beppe Grillo e Repubblica.it. In quel rapporto si spiega che tre sono stati i temi governativi ad avere provocato grandi reazioni sul web: la questione Ici/Chiesa, gli stipendi della pubblica amministrazione e un temuto stop alle liberalizzazioni. Dal sito Internet di Repubblica si trae la convinzione che sia aumentata la simpatia nei confronti del governo grazie alla decisione di fare pagare l'Ici alla Chiesa. La notizia, dice il rapporto, «ha avuto ben 1.536 click di gradimento  e 355 condivisioni su Facebook oltre alle 42 condivisioni su Twitter». Ma soprattutto «la maggiore parte dei commenti registrati su Facebook sottolineano la grande opera portata avanti dal Governo in questa materia e si augurano che Monti possa portare avanti questa politica di equità anche oltre il 2013». Insomma, palazzo Chigi legge dove vuole, si loda e si imbroda. Più preoccupazione invece per le reazioni all'involuzione parlamentare sulle liberalizzazioni: «Dai commenti», si segnala al presidente del Consiglio, «emerge come, secondo il popolo del web il governo prenda decisioni forti contro le categorie deboli mentre non riesca ad imporsi sulle lobby più potenti e combattive». Qualche preoccupazione dell'esecutivo anche per «un video visualizzato 12.399 volte in cui il vicedirettore di Repubblica, Massimo Giannini, sottolinea la difficoltà del Governo nel portare a termine le liberalizzazioni come aveva progettato». Monti è attentissimo anche al blog di Beppe Grillo, visto che glielo presentano come «da sempre fra i blog politici più cliccati». Lo preoccupa un articolo di Massimo Minimo del 23 febbraio, «molto critico con l'iniziativa del governo di pubblicare i redditi dei ministri. Il blogger sottolinea come l'iniziativa dell'esecutivo serva solo a scaldare gli animi dei cittadini che non arrivano a fine mese. Di maggiore interesse sarebbe una redistribuzione delle ricchezze. Lo sfogo dello scrittore è stato condiviso più di mille volte su Facebook e 56 su Twitter (senza calcolare i retweet) ed ha raccolto 154 commenti, la maggiore parte dei quali vicini al pensiero espresso nel pezzo». di Franco Bechis

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