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La Sgrena condanna i marò? Per salvarla pagammo 4,6 mln

La giornalista rapita in Iraq critica con i militari. Dimentica che per la sua liberazione ci fu un riscatto. E che un poliziotto è morto

Lucia Esposito
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Ricordate Giuliana Sgrena? La giornalista del Manifesto, rapita ai primi di febbraio del 2004 in Iraq e liberata un mese dopo grazie al sacrificio del funzionario del Sismi Nicola Calipari, non ha speso una sola parola per la scarcerazione dei due militari italiani prigionieri in India. Anzi, alla fine di febbraio ha scritto un articolo in cui sostiene la tesi secondo cui "un successo della nostra diplomazia potrebbe tradursi in impunità". La Sgrena è sicura della loro colpevolezza. Ma dimentica  che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone si trovano in cella per aver svolto il loro dovere, perché lo Stato li aveva mandati da quelle parti. Non una parola per la loro scarcerazione, per farli rientrare a casa. Per lei la versione della polizia indiana vale più di quella della nostra Marina, non ritiene che la diplomazia italiana sarebbe dovuta intervenire in modo più energico per ottenere la scarcerazione dei due militari. Eppure, per la sua liberazione, l'Italia ha pagato sei milioni di dollari (4,6 milioni di euro) . La diplomazia ha sempre negato il versamento di denaro per la Sgrena e anche per Simona Pari e Simona Torretta, ma il Times ha smentito l'ufficialità dimostrando il pagamento. E poi Giuliana dimentica un altro particolare che però è tutt'altro che secondario: per la sua liberazione ha perso la vita un uomo in divisa, il funzionario dei Sismi Nicola Calipari.    

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