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Pdl e la Lega ma così lontani Ma il Cav recupera sul Pd

Carroccio e azzurri divisi verso elezioni amministrative. L'allarme: "Perdiamo le roccaforti". Ma i sondaggi migliorano

Giulio Bucchi
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Lega e Pdl sono sempre più lontani. «Quando smetteranno di sostenere Monti...», buttà là l'ex Ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Anzi, comincia ufficialmente la sfida: «Senza di noi la Lega in Lombardia non vince», ricambia la cortesia Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl. Ai blocchi di partenza per la campagna elettorale che coinvolgerà 1024 Comuni, di cui 28 capoluoghi, il Carroccio e i berlusconiani si ritrovano, dopo un quindicennio, su piste diverse. Nessuna staffetta, ma corse solitarie. Così anche roccaforti come Como, Alessandria, Asti, Belluno o Monza sono in bilico e scivolano verso centrosinistra. Angelino Alfano e Maria Stella Gelmini, coordinatrice della task force, hanno strappato alla Lega la disponibilità ad accordi soltanto nei Comuni minori. Altrove, rispondono i maggiorenti della Lega, non se ne parla. Ragion per cui, trainato in particolare dai dirigenti di provenienza An, il Pdl ha prima lanciato un appello alla “responsabilità” ai candidati sindaci leghisti, poi ha sfidato i padani ad andare a prendersi casa per casa i voti. Silvio recupera sul Pd: guadagna 2 punti percentuali Leggi l'approfondimento «Mi auguro che i sindaci della Lega facciano riflettere i dirigenti del Carroccio rispetto ad una linea sbagliata», ha detto, dialogante, Fabrizio Cicchitto. «La sinistra va insieme alle Amministrative anche se tra le sue componenti ci sono divergenze sul sostegno al governo Monti. La Lega potrebbe seguire la stessa linea. Non farlo sarebbe autolesionismo», ha aggiunto il capogruppo del Pdl. Dai sindaci, però, nessuna risposta. Per Flavio Tosi, sindaco di Verona uscente e ricandidato, risponde Roberto Maroni: «La decisione di correre da soli è saggia e intelligente. Questa scelta ci permette di parlare chiaro, di non dovere arrivare ai trucchetti e alle mezze parole». L'ex ministro dell'Interno, seppur uomo ponte del Carroccio con Alfano, non accenna a marce indietro: «Per noi le alleanze  non sono la cosa più importante, in questa fase la priorità della Lega è investire sul futuro per arrivare ad essere il primo partito della Padania». Poco importa  che, a questo punto, nessuna città del Nord è più al sicuro. E che Pier Luigi Bersani, alleato con tutta la sinistra, rischi di fare il pieno incuneandosi tra padani e berlusconiani. «Se la Lega va da sola ce ne faremo una ragione. Noi siamo per l'alleanza. Se poi la Lega, facendo un errore che danneggia soprattutto il Nord, decide di rompere, noi cercheremo di vincere alleandoci coi cittadini», risponde La Russa. Il coordinatore non risparmia una bordata ai padani: «La Lega è un partito localistico, noi invece abbiamo sulle spalle il dover dare soluzioni».   Ancora più esplicito Massimo Corsaro, vicepresidente del gruppo Pdl e proveniente dalla file di Alleanza nazionale: «Se questa sarà la loro ultima parola, faremo senza la Lega. Il Pdl non rincorre nessuno». Il dirigente lombardo non nasconde la preoccupazione dei pidiellini per una possibile debacle: «La parte politicamente più evoluta del partito di Bossi sappia bene che una corsa solitaria alle Amministrative porterebbe inevitabilmente alla sconfitta non di una parte, ma di tutti quelli che sono autenticamente alternativi alla sinistra». E ancora: «Gli elettori  del Nord sanno che una incomprensibile rincorsa all'autarchia politica non avrà altro effetto se non quello di regalare alla sinistra le città», conclude il deputato. Il tira e molla, secondo loro, è durato troppo a lungo. Sarebbero stati proprio gli ex an, presi accordi con Udc e Fli, ad accelerare i tempi per trovare una soluzione nella città simbolo della corsa solitaria leghista, cioè Verona. Da ieri il candidato ufficiale del Pdl è Luigi Castelletti, vicepresidente di Unicredit, fortemente sponsorizzato da Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. Una soluzione, quella della “coalizione dei moderati”, “il Ppe italiano”, come l'ha definita Italo Bocchino, che dà qualche preoccupazione alla Lega. Preoccupazioni fondate se, alla fine, si dovesse avere bisogno di un secondo turno. Questa mossa è anche finalizzata a  bloccare l'iniziativa di alcuni ex azzurri che sarebbero stati pronti a presentare una lista civica a sostegno del sindaco leghista. Oggi si incontreranno i vertici lombardi del Pdl e, con Roberto Formigoni, individueranno i candidati ancora in forse nella Regione. L'unico dato positivo è che, dopo le inchieste su Filippo Penati, in assoluta controtendenza col resto del Paese, i pidiellini pensano stavolta di potercela fare a Sesto San Giovanni, la “Stalingrado d'Italia”. di Paolo Emilio Russo

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