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La lobby gay vince in Europa Via libera a nozze omo

Per il Parlamento di Strasburgo chiede il rinoconoscimento dei matrimoni omosessuali in tutti i Paesi. Attacco alla società tradizionale

Lucia Esposito
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Magie democratiche: basta un semplice voto dell'assemblea di Strasburgo e, d'un tratto, tramite un rapporto omosessuale si può perfino concepire un figlio. Lo dice il Parlamento europeo, che ieri in seduta plenaria ha approvato una risoluzione in cui «si rammarica dell'adozione da parte di alcuni Stati membri di definizioni restrittive di "famiglia" con lo scopo di negare la tutela giuridica alle coppie dello stesso sesso e ai loro figli». È l'autentica svolta con cui si introduce il concetto (solo culturale, per ora) di riproduzione fra gay. Benché non tengano conto della natura umana, è nella strategia delle lobby gay il segreto delle loro vittorie politiche. Non lottano più per sradicare l'istituzione famigliare. Ora si combatte per il diritto a essere famiglia, purché sia rigorosamente glbt, sigla che sta per “gay, lesbian, bisexual, transgender”. Così, dopo decenni di attacchi al matrimonio, perché “non c'è bisogno di un pezzo di carta per volersi bene”, ieri, mascherato all'interno di un testo sulla parità di diritti uomo-donna presentato dalla radicale di sinistra olandese Sophie in't Veld, è passato anche l'articolo 7, in cui si «ricorda che il diritto dell'Ue viene applicato senza discriminazione sulla base di sesso o orientamento sessuale, in conformità della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea». Voto sulla parità Un emendamento abrogativo del Ppe è stato bocciato in aula con 322 sì e 342 no. Solo 322 europarlamentari credono ancora che i bambini nascano da un uomo e da una donna. E il centrodestra è stato di nuovo battuto sugli emendamenti che volevano cancellare il paragrafo 5 (che chiede di elaborare proposte per il «mutuo riconoscimento» delle famiglie omosessuali tra i Paesi che già le prevedono) e il paragrafo 62 (che propone  di riaffermare il principio di non discriminazione «per orientamento sessuale»). Una sconfitta clamorosa, che suona come una conferma delle parole del segretario del Pdl, Angelino Alfano, che domenica scorsa a Orvieto aveva avvertito: se la sinistra va al governo, dirà sì ai matrimoni gay. Faceva riferimento alla Spagna zapaterista, come modello da fuggire. Eppure,  la vittoria elettorale dei Popolari a Madrid non ha ancora cambiato nulla. E il premier conservatore britannico David Cameron è alleato del laburista Tony Blair nel promuovere l'ideologia di genere a livello legislativo. Sono i principi non negoziabili, in versione omosessuale. La loro affermazione sociale e politica è legata a uno strumento dialettico: indicare come una forma di discriminazione la possibilità che un uomo e una donna si sposino, e allo stesso tempo lamentare che le unioni omosessuali non godono di tutele e garanzie. Caso Italia Sembrerebbe il caso dell'Italia, dove la Carta costituzionale, all'articolo 29, difende la famiglia tradizionale composta da un uomo e una donna. Proprio qui, invece, le coppie di fatto possono avvalersi di norme del diritto privato, oltre alla legge 6/2004 per l'assistenza ospedaliera, senza considerare la possibile costituzione di polizze assicurative o scritture private per le questioni economiche ed ereditarie. In realtà l'obiettivo, dopo il “matrimonio” per gli omosessuali, è l'adozione. Perciò torneranno alla carica. Non è finita qui, avvisa Anna Paola Concia, deputata pd, che chiede al «governo più filo europeista della storia italiana», cioè all'esecutivo Monti, di guardare a Bruxelles «non soltanto quando si affrontano i temi dell'agenda economica ma anche quando si tratta di discutere delle leggi di civiltà che mancano, ormai da troppo tempo, al nostro Paese». L'avanzata dell'agenda gay è segnata dalla lettura politica del voto di Strasburgo come di «una grande lezione di civiltà», che indica «con chiarezza la strada precisa da percorrere per il riconoscimento dei diritti delle persone gay, lesbiche e transessuali». Declino europeo Più che una conquista, è il segno del declino, afferma però Carlo Giovanardi, responsabile della politiche per la famiglia del Pdl: «L'unità europea, nata per l'intuizione di tre grandi statisti democratici cristiani, Adenauer, De Gasperi e Schumann, rischia di frantumarsi nella coscienza dei popoli per iniziative come quella della radicale di sinistra olandese Sophie in't Weld che vuole imporre, contro quanto stabilito chiaramente dai trattati, il riconoscimento dei matrimoni gay». Sotto le macerie dell'istituzione familiare, le istituzioni politiche non riuscirebbero a sopravvivere. Per distruggerle entrambe, da ieri c'è un'arma legale in più: si possono accusare gli eterosessuali di essere “fuori dall'Europa”. di Andrea Morigi

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