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Vertice tra Monti, Pd, Pdl e Udc Alfano pronto a rompere sulla Rai

Tavolo tra i leader della maggioranza di governo: economia, lavoro, giustizia in agenda. Ma su viale Mazzini Angelino è deciso

Lucia Esposito
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Mario Monti questa sera dovrà fare i conti non soltanto con Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini, ma anche con lo spettro del Csm. Alla vigilia dell'atteso vertice A.B.C. che avrà nel suo menù la riforma della giustizia e i provvedimenti contro la corruzione, il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha bocciato la responsabilità civile dei magistrati, dando manforte al Pd. Tutto ciò mentre il Senato, sempre alla voce “giustizia”, approvava la Convenzione di Strasburgo che impegna l'Italia  a introdurre misure per contrastare la corruzione, come aveva chiesto il premier. Il segretario del Pdl andrà comunque al vertice con gli altri segretari e il premier, anche se non si parlerà soltanto di economia. «Noi sosteniamo il governo Monti lealmente con opere e omissioni», ha detto ieri Alfano. «E per omissioni intendo dire che evitiamo di partecipare a discussioni che possano metterlo in difficoltà», ha spiegato. Come le nomine Rai, per esempio. Il Pd, però, non ha intenzione di fare marcia indietro sulla governance della tv di Stato: senza una modifica della legge, fa sapere Bersani, il Pd non nominerà i “suoi” membri del cda. Uno scenario che Monti non può accettare. E, così, è ri-spuntata l'ipotesi di un super commissario per Viale Mazzini, come chiede Enrico Letta. Una ipotesi che, però, vede contrario il Pdl, pronto a far saltare il tavolo. Più facile che i tre segretari si trovino d'accordo sulla riforma del mercato del lavoro. Una condizione, questa, che consente a Casini di offrirsi come paciere: «Io sono impegnato a distribuire bromuro dalla mattina alla sera, la camomilla è necessaria», ha detto ieri. È lo stesso leader centrista, però, ad avvisare il Pdl: «Nessuno si può prendere la responsabilità di alzarsi e andare via». Da ieri l'esecutivo ha un nuovo problema. Il decreto Ambiente  scritto dal Ministro Corrado Clini e sottoposto al voto di fiducia ieri in tarda serata ha causato molti mal di pancia tra i deputati campani di entrambi gli schieramenti. È finita con soli  458 sì e 80 no. Nel mirino la norma che reintroduce l'accordo tra Regioni per il trasferimento dei rifiuti e che rischia di non dare sbocchi a quelli di Napoli. Luigi Cesaro ed Edmondo Cirielli, deputati e rispettivamente presidenti delle Province di Napoli e Salerno, Nicola Cosentino e Paolo Russo non hanno votato. Nunzia De Girolamo ha votato contro. Mara Carfagna si asterrà sul voto finale del provvedimento. Secondo loro le norme rischiano di acutizzare nuovamente la crisi. Hanno votato sì alla fiducia, pur parlando di «decreto sbagliato» un gruppo di parlamentari campani del Pd: Fulvio Bonavitacola, Salvatore Piccolo, Luisa Bossa, Tino Iannuzzi e molti altri. Annunciano di voler «incalzare Clini».di Paolo Emilio Russo  

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