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Monti fuori dal mondo Raccomandare sarà reato

Il governo vuole eliminare le assunzioni su segnalazione: così rischia di punire i tre quarti del Paese, aziende comprese

Lucia Esposito
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Cercati una raccomandazione»:  il solito invito quando le speranze di trovare l'agognato posto fisso, stanno agonizzando. Ora potrebbe diventare istigazione a delinquere. Un reato.  Al supervertice tra il premier Monti e i segretari dei partiti che lo sostengono, Bersani-Alfano-Casini, è stata raggiunta un'intesa sul pacchetto giustizia. Nasceranno nuovi reati, come la corruzione tra privati e il traffico di influenze, volgarmente dette raccomandazioni. Una rivoluzione nel costume nazionale: raccomandazioni segnalazioni di segnalazioni di casi umani, promozioni, trasferimenti. Se passa questa legge dovremo costruire più palazzi di giustizia che nuovi grattacieli e carceri grandi come città fortificate. All'Isfol, che studia il mercato del lavoro, risulta che circa tre quarti degli italiani  trovano un lavoro  grazie raccomandazioni, telefonate di amici, parenti e altri.  L'aiutino da parte della conoscenza influente fa parte del paesaggio umano italiano. Alberto Moravia, addirittura gli dedicò uno dei Racconti Romani. Descrive la breve odissea di Cesarano Alfredo, «disoccupato e sfinito» e sballottato in mezzo a una folla di segnalatori: alla fine di una estenuante staffetta, dall'autista Pollastrini che lascia all'impiegato Merluzzi, prima di arrivare dallo Scardamazzi, per finire  all'avvocato Moglie, trova lavoro. Provvisorio, in attesa della raccomandazione giusta. Quell'epoca adesso potrebbe tramontare con uno squillante tintinnare di manette. L'intendenza cominci a seguire. Forse anche il servizio pubblico ci penserà due volte prima di riproporre in prima serata trasmissioni come “I raccomandati”, vista alla Rai una specie di ammissione di colpevolezza. Certo un dubbio assale. Bisogna ben capire come riuscirà la magistratura a trascinare qualcuno in tribunale con l'accusa di aver segnalato un amico, un parente e in cambio di cosa. C'è forte il rischio che, in realtà sia tutto un gran parlare e poi finisce lì. Come accade con le manette agli evasori. Certo la legge non sarà retroattiva, altrimenti tre quarti d'Italia sarebbe sotto accusa per aver usurpato un posto immeritato, insieme all'altro quarto per segnalazione continuata. Nessuno, ovviamente, mette in discussione il malcostume italiano, e non solo, di privati che si fanno i propri affari. Ma siamo sicuri che lo strumento penale sia quello più adatto?  E quale bene giuridico staremmo tutelando? Forse la concorrenza. Se così fosse, proprio per la sua impersonalità, verrebbe da pensare a un'obbligatorietà dell'azione penale e dunque l'attivazione delle indagini senza alcuna querela di parte. Proprio ciò che mancava ai nostri tribunali: un diluvio di nuove notizie di crimine su cui aprire un altro bel pacco di procedimenti.  Con la speranza, almeno, che insieme al neonato reato a nome traffico di influenze, ci sia una stretta significativa alle intercettazioni telefoniche e alla loro diffusione mediatica. Speriamo comunque in un ritorno della crescita e della meritocrazia. Altrimenti è meglio raccomandarsi al Padreterno. O diventerà reato anche quello. di Nino Sunseri  

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