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Art.18, scivolone Fornero: "Ragioni discriminatorie, esteso a tutti". E' già così

La gaffe di Elsa al tavolo con le parti sociali. Articolo 18, si tratta su tre modifiche

Andrea Tempestini
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Nei giorni più caldi della trattativa sulla riforma del lavoro, il tema incandescente resta quello dell'articolo 18, l'ostacolo maggiore all'intesta tra governo e parti sociali. Monti lo vuole modificare in particolare nel punto in cui viene predisposto il reintegro nel posto di lavoro di chi viene licenziato senza giusta causa nelle aziende con più di 15 dipendenti. Secondo quanto prospettato dal governo, il reintegro dovrebbe restare soltanto per i licenziamenti discriminatori, quelli senza giusta causa. Sul tema, al vertice con le parti sociali, anche la gaffe del ministro Fornero, che ha spiegato come l'articolo 18, ossia il reintegro obbligatorio, venga esteso nel caso di licenziamenti discriminatori anche per le aziende che contano meno di 15 dipendenti: peccato che la norma sia già così. Difficoltà economiche e violazioni - Vi è poi il capitolo dei licenziamenti per motivi economici, ovvero giustificati dalle difficoltà di un'azienda. In questo caso il lavoratare potrebbe disporre di un indennizzo economico, che secondo l'ultima ipotesi prospettata dal governo avrebbe una durata di 27 mesi. Il terzo nodo da sciogliere è quello dei licenziamenti per le violazioni disciplinare di un dipendente. In questo caso la controversia verrebbe risolta, come accade nel modello tedesco, da un giudice chiamato a valutare ciò che viene stabilito nei contratti delle società circa le violazioni disciplinari.

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