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L'ente che segnala i razzisti costa due milioni l'anno

Unar finanziato per stilare un rapporto sulle discriminazioni. Ogni segnalazione ci costa 2.500 euro. Il 25% insulti in rete

Nicoletta Orlandi Posti
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Oggi è la “Giornata mondiale contro il razzismo”. Ad assicurarne in Italia la degna celebrazione è soprattutto l'Unar. L'acronimo un po' staraciano e ignoto ai più sta per  “Ufficio nazionale andidiscriminazioni razziali”, istituito nel luglio del 2003 per vigilare sulla correttezza degli italiani nei confronti degli stranieri e per colpire ogni discriminazione. All'origine ha avuto una dotazione annua di 2.035.357 Euro.  Una visita al sito Unar è illuminante: vuole essere il centro di ogni attività che grondi bontà e altruismo, si pone come collegamento dei cuori gentili che si occupano di accoglienza in generale con speciale riguardo per i rom, anzi RSC (Rom Sinti e Camminanti: ne abbiamo imparata un'altra). In una soffusa atmosfera un po' alla Huxley, si trovano enunciazioni di principio, belle relazioni, lunghe e dotte disquisizioni sulle meraviglie dell'accoglienza e sulle nequizie di chi rifiuta le gioie della società multirazziale. Il punto focale è rappresentato dalle segnalazioni degli atti discriminatori, a cui sono sollecitate le vittime ma anche testimoni  e delatori. La cosa serve all'Unar per giustificare la propria esistenza, per denunciare i soprusi alle autorità (cosa che potrebbero fare direttamente gli interessati) e alla pubblica esecrazione, e per compilare un rapporto annuale al Parlamento che costituisce il solo vero obbligo statutario  per incassare due milioni. La relazione è rigonfia di dati, tabelle e diagrammi confezionati con eleganza. Le iniquità denunziate sono però davvero pochine. Nel 2011 sono stati presi in esame 1.000  casi ma solo 799 giudicati “pertinenti”: un raccolto davvero scarso cui l'Unar sopperisce da un paio di anni cercandone su Internet senza aspettare segnalazioni. Un quarto circa delle nequizie sono state scoperte dai solerti funzionari senza che le vittime se ne lamentassero e forse neppure accorgessero. E poi si dice che gli statali non lavorano! Il 22,6% delle discriminazioni è avvenuto sulla rete, il 19,6% sul lavoro, il 16,7% nella vita pubblica, il 10,9% nell'erogazione di servizi, il 12% per orientamento sessuale (che non c'entra con l'immigrazione) e il 6,3% nei rapporti di locazione di edifici.  Insomma da tutto questo costoso ambaradan salta fuori che su 6 milioni di stranieri, “ben” 50 hanno avuto problemi a cercare casa per via del cognome o colore della pelle.  Terribile! E che 181 volte in un anno sulla rete qualcuno ha scritto che gli stranieri puzzano o hanno la vocazione a molestare le donne per strada. Si rasenta l'apartheid! Nell'accurata ricerca non hanno incidenza statistica la violenza o i furti effettuati da italiani nei confronti di foresti e roba del genere. Su sei milioni di stranieri, 799 hanno denunciato, o qualcuno ha denunciato per loro, o l'Unar si è cercato per conto suo un atto di discriminazione: lo 0,00013%. Una autentica, incivile, razzistica mostruosità! O, se preferite, 2.500 Euro dei contribuenti per ogni segnalazione. Perché l'Unar non si dedica invece a tutti i casi di discriminazione (a causa della provenienza regionale, dell'appartenenza politica, della faccia, del modo di vestire) di cui sono vittime cittadini italiani o – meglio ancora – non comincia a redigere relazioni sulle violenze subite da italiani per mano di stranieri:  ne verrebbero fuori delle polpose relazioni più spesse di elenchi telefonici. La più grande discriminazione è proprio questa: la differenza di attenzione e di trattamento fra stranieri e cittadini italiani. Ma si sa: un cane che morde un uomo non fa notizia. Il contrario finisce sui rapporti Unar. di Gilberto Oneto  

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