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Confcommercio: Pil, -1,3% Pressione fiscale da record

L'allarme delle imprese: "I più tassati al mondo, pressione reale al 55%. Consumi, calo pari a 1.023 € per famiglia nel 2012"

Andrea Tempestini
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Secondo le stime di Confcommercio l'Italia rischia un salto indietro di tre lustri. Un tuffo nel passato di quindici anni: una stima solo lievemente inferiore a quella diffusa da Intesa Sanpaolo nelle scorse settimane, quando l'istituto spiegò che il Belpaese, in quanto a consumi, era ritornato al 1982. Le cifre snocciolate da Confcommercio parlano nella loro evidenza, e prevedono per l'Italia un calo del Pil pari all'1,3% nel 2012. Consumi ai livelli del 1999 - L'organo rappresentativo delle imprese spiega che "i consumi sono ai livelli del 1998" mentre "il Pil è ai livelli del 1999". Dati che fotografano una situazione preoccupante, stagnante, e sui quali pesano gli strascichi della crisi economica che il governo Monti sta provando a combattere con un piano di riforme tra le quali, per peso, fino ad oggi svetta la manovra di novembre: un concentrato di tasse che ha effetti devastanti sui consumi, come testimoniano le stime sul Prodotto interno lordo dell'anno in corso. "Tra i peggiori momenti nella storia" - In termini di consumi reali pro capite, secondo Confcommercio, la perdita è pari al 7,4%, una percentuale che tradotta in cifre equivale a 1.023 euro a testa rispetto ai prezzi del 2011. "L'anno in corso rappresenta uno dei momenti peggiori della storia economica italiana come riduzione dei consumi reali", sottolineano i commercianti. Confcommercio sottolinea come si sia arrivati a un calo del 2,7% rispetto al picco negativo che fu toccato nel 1993, quando la flessione fu pari al 3 per cento. In soldoni, il 2012 si prospetta come l'anno peggiore in assoluto sui termini di consumo reale procapite: la riduzione stimata è pari al 3,2% (rispetto al tuffo verso il basso del 3,1% del 1993). L'Europa ci stacca" - Anche le prospettive, per l'economia italiana, restano negative: il nostro paese continua a perdere terreno rispetto all'Europa. La situazione risulta ancora più lampante nel confronto con gli stati extra-europei. "Nei 13 anni che vanno dal 2000 al 2012 - rimarca Confcommercio - abbiamo perso in termini di Pil reale pro capite, il 9% rispetto alla Germania, l'11% rispetto alla Francia, il 22% e il 18% rispettivamente nei confronti della Spagna e del Regno Unito". E i grafici mostrano un allargamento del divario e una sempre minore soddisfazione dei cittadini, che fa rischiare "una progressiva marginalizzazione politica del paese". Pressione fiscale record - Ma il campanello d'allarme suonato da Confcommercio al quale gli italiani sono più sensibili resta quello della pressione fiscale, che toccando i massimi storici costringerà il Paese a "sacrifici da record". La pressione fiscale apparente, ossia il rapporto tra il gettito complessivo tributario e contributivo e il prodotto lordo, supererà la quota monstre del 45 per cento. Togliendo dai calcoli del Pil la fetta di sommerso e calcolando dunque la pressione reale, si raggiungerà il 55 per cento: cifre che relegano il nostro paese all'infausto ruolo di maglia nera mondiale in quanto paese più (tar)tassato al globo.

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