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Berlusconi fiuta la trappola: Bersani vuole andare al voto

Il Cav allerta i suoi: "Il Pd vuol far cadere il governo e andare alle urne ad ottobre". Sabotando la riforma della legge elettorale

Giulio Bucchi
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«Con questa legge elettorale, con l'Udc che gioca a dividere i moderati, con la Lega messa così, rischiamo di perdere le elezioni». Silvio Berlusconi l'aveva già detto alcuni giorni fa ai dirigenti del suo partito riuniti nel Parlamentino di Palazzo Grazioli per l'Ufficio di presidenza del Pdl. I sondaggi che settimanalmente gli arrivano sulla scrivania danno stabilmente in vantaggio il Pd. Il Pdl sta recuperando,  ma non abbastanza per pensare di potercela fare senza una campagna elettorale lunga, tosta, innovativa. Negli ultimi giorni, però, quella considerazione è diventata un sospetto: «Il Pd vuole fare cadere il governo, andare a votare ad ottobre, ci stanno ragionando seriamente», ha ripetuto ancora ieri il Cavaliere agli interlocutori. «Con questa legge elettorale, mettendo insieme tutti, ce la potrebbero fare. Noi arriveremmo al voto ammaccati per il risultato delle Amministrative e con la Lega in queste condizioni... Il pretesto lo può fornire la situazione economica. In fondo, con la riforma del mercato del lavoro, si esauriscono gli impegni presi dal governo con l'Ue», ha aggiunto, dimostrando che non si trattava di una semplice “sparata”. Il Cavaliere teme che Pierluigi Bersani abbia deciso di staccare la spina, accelerare i tempi, chiudere l'esperienza del governo tecnico e azzardare il voto anticipato in autunno, capitalizzando l' “onda lunga delle tasse” che il governo ha scaricato sui ceti medi. Che miri, per di più, a far saltare il tavolo per la riforma della legge elettorale perché, in queste condizioni, il Porcellum, contro il quale ha addirittura raccolto le firme, è il meccanismo che può venirgli più comodo. Per questa ragione Berlusconi ieri ha chiamato a sè i vertici del partito. Il segretario Angelino Alfano, capigruppo e vice, sono rimasti a lungo all'ora di pranzo dentro Palazzo Grazioli e si è concordata una strategia. Che è quella del «protagonismo del Pdl», il «partito che sta tenendo in piedi il Paese». Solo una battuta sul fatto che, «ormai», è «ampiamente dimostrato che la crisi e lo spread non erano responsabilità nostre». Protagonismo significa aiutare il governo di Mario Monti, che per Berlusconi resta «l'unico possibile», a non «colpire eccessivamente», a non «esagerare con le tasse», a non approvare una riforma del mercato del lavoro «poco efficace, troppo rigida». Anche perché - è il non detto - l'eccessiva pressione fiscale potrebbe rivelarsi un boomerang per il Pdl in caso di voto autunnale. Detto, fatto, si è passati al contrattacco. Angelino Alfano, come molti dirigenti del partito, è tornato ieri pomeriggio a chiedere che l'Imu venga rateizzata e resa una tantum, che il governo torni ad accantonare i soldi per diminuire la pressione fiscale, non pensi di aumentare l'iva, chieda sacrifici anche alle banche. Ed ha annunciato, soprattutto, emendamenti per «una profonda modifica» della riforma del mercato del lavoro. Una operazione, quest'ultima, che il Pdl vuole compiere in tandem con le organizzazioni di categoria, convocate quest'oggi a via dell'Umiltà. Eppoi, ha detto il Cavaliere ai suoi interlocutori, «dobbiamo evitare che l'antipolitica spazzi via tutto», non lasciarle troppo spazio. Per questa ragione il presidente del Pdl è favorevole a nuove norme per i finanziamenti pubblici ai partiti, ma senza rinunciare a quelli pregressi. Piuttosto, ha detto, è necessario controllare come vengono spesi quei soldi. «Noi abbiamo i conti in regola e non temiamo nessun controllo», ha detto ieri sera Angelino Alfano al tg4. «Dobbiamo individuare un organismo autonomo e indipendente che certifichi i bilanci», ha aggiunto il segretario. Sulla riforma del lavoro, Alfano l'ha messa così: «Vogliamo contrastare l'abuso di precarietà perché alcuni strumenti di contrattualistica a tempo determinato sono stati abusati. Questo va fatto, però, senza eliminare una serie di modalità contrattuali di accesso al lavoro perché altrimenti invece di un'assunzione, anche a tempo determinato non ce ne sarà nessuna», ha aggiunto. Tutte queste cose il segretario del Pdl le dirà direttamente al premier, che dovrebbe incontrare già oggi a Palazzo Chigi. di Paolo Emilio Russo

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