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Alfano ha scelto: in Regionemeglio la Lega che Albertini

I piani del segretario: "Stima per l'ex sindaco, ma l'obiettivo è presentarsi uniti"

Nicoletta Orlandi Posti
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di Lorenzo Mottola La decisione arriverà «la prossima settimana», ma se Gabriele Albertini non modificherà improvvisamente i suoi programmi difficilmente  potranno esserci colpi di scena. Dopo la mazzata di Silvio Berlusconi all'ex sindaco («auspico un candidato unico per Pdl e Lega») Angelino Alfano ha spiegato ieri quali sono le ricette del partito per provare a vincere le regionali lombarde, ovviamente partendo dalle alleanze. «Il solco in cui ci muoveremo», ha detto ieri il segretario alla convention degli ex An al Pirellone-bis,  «è non rompere un accordo con la Lega che ha visto un governo, come quello della Lombardia, primeggiare in una serie di settori». Per ricucire gli strappi, però, bisogna sottostare alla condizione posta da Roberto Maroni, che è quella di convocare delle primarie di coalizione. Primarie cui Albertini ancora si rifiuta di partecipare, tanto più che un'intesa con la Lega non sembra interessargli. Il nome del'ex sindaco, quindi, tornerebbe utile solo se dovesse improvvisamente tornare sulle sue posizioni o se le trattative con i padani saltassero. «Abbiamo una grandissima stima per Gabriele Albertini, è stato un grande sindaco di Milano ed è un parlamentare europeo iscritto al nostro gruppo». Detto ciò, «noi dobbiamo decidere  e lo faremo nella prossima settimana proprio per tentare di costruire un progetto vincente per i lombardi e la Lombardia». E per vincere servono anche i voti dei lumbard. Questo, però, a condizione di evitare una spaccatura: «Dobbiamo fare di tutto perchè non si verifichi un caso Sicilia». Cosa che al momento pare assolutamente probabile. Albertini si presenterà anche senza Pdl, con il solo sostegno di Italia Futura e Fli.   Nel Pdl, nel frattempo, in tanti insistono perché il segretario si accordi con Maroni. Tra questi, il coordinatore Mario Mantovani e il presidente della Provincia Guido Podestà, che si sono già apertamente schierati per un'intesa con il Carroccio, anche a costo di lasciare agli alleati la leadership. Le primarie, cui Alfano ha detto di non essere affatto contrario («dal punto di vista metodologico sono favorevole») diventerebbero più che altro lo strumento per rinsaldare il patto. Il candidato azzurro in questo caso sarebbe più che altro di rappresentanza.  Dall'altra parte della barricata, resiste Roberto Formigoni, secondo il quale Maroni non ha alcuna possibilità di vittoria. «Non scherziamo: se il centrodestra vuole vincere sceglierà Gabriele Albertini, se non volesse vincere, potrà fare qualunque altra scelta». Una posizione che, tuttavia, appare ormai abbastanza isolata. La ragione è chiara: l'ex sindaco ieri ha preferito volare a Roma per ascoltare i discorsi di Luca Cordero di Montezemolo piuttosto che partecipare all'incontro con i vertici Pdl in Lombardia (salvo poi tornare di corsa a Milano in serata per cenare con Ignazio La Russa). Vuole rimanere del tutto indipendente, chiede i voti del partito ma non accetta la sua etichetta. E non tutti i suoi colleghi apprezzano questa linea. Tra i due fuochi, rimane la corrente degli ex An capeggiata Ignazio La Russa, che considera Albertini il suo «preferito», ma che non sembra vedere «le condizioni politiche» per arrivare all'obiettivo: che resta quello di «lavorare in tutti i modi perché ci sia un unico candidato di centrodestra».  Mentre gli azzurri discutono, la Lega resta alla finestra. Per il segretario lombardo Matteo Salvini «c'è già abbastanza confusione nel Pdl, aspettiamo le loro decisioni». Per Roberto Calderoli, invece, non c'è bisogno di attendere: «Noi abbiamo fatto una scelta e abbiamo candidato Maroni. Albertini quando nacque Fli andò a parlare con Fini e per poco non uscì dal Pdl. Chi tradisce la prima volta tradisce anche in futuro».

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