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NoExpo, poliziotti furiosi: "Potevamo fermare i black bloc"

Nicoletta Orlandi Posti
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"A un certo punto li avevamo chiusi in una piazza. In quel momento i black bloc si potevano bloccare, se ne potevano fermare parecchi. Invece...". A sfogarsi dopo la guerriglia urbana che ha messo a ferro e fuoco Milano è un poliziotto che il primo maggio era in piazza. Un agente di lungo corso che non si capacita di quegli ordini ricevuti mentre andava in scena la furia delle tute nere. "Bastava spostare un po' di uomini e si potevano chiudere del tutto. È vero che avremmo sguarnito il presidio verso la Scala, ma si poteva ridislocare solo una parte degli agenti", commenta amareggiato con Silvia Mastrantonio del Giorno. "Invece non comando io e neanche i miei colleghi". L'ordine di non intervenire, spiega il poliziotto, l'ha dato il funzionario di piazza, ma, puntualizza, "già dalla vigilia si sapeva che l' orientamento era di evitare il contatto a tutti i costi. E così è stato". Poi lo sfogo: sicuramente ci sono pochi uomini delle forze dell'ordine, ma "è anche vero che ci sono alcuni funzionari che i gradi sembrano averli vinti con i punti delle merendine. Ci sono stati dei momenti in cui tutti noi sapevamo che si potevano prendere, fermare. Ma il funzionario ha detto no. Era un ordine e noi agli ordini dobbiamo obbedire". Sono molti i colleghi a pensarla come lui, ma sono tanti anche quelli che si lamentano per gli equipaggiamenti in cui vengono mandati in piazza. Pensi al collega colpito dalla molotov e che ha preso fuoco. I materiali dovrebbero essere ignifughi. Ma sta benino e questo conta". "Lui, ustionato anche se non gravemente", spiega, "ha addosso i segni delle botte dei colleghi: per spegnere le fiamme non sono andati per il sottile. Un altro collega ha una frattura a piede per un sanpietrino. E anche qui ci sarebbe da discutere sugli anfibi di dotazione. Sa che noi ci siamo comprati, a spese nostre, gli anfibi con la suola antiperforazione? Per stare tranquilli".

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