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Pisapia ci leva la salamella di bocca

Il chiosco di piazza Castello con il panino dedicato a Pisapia

Il Comune impone ai chioschi la chiusura a mezzanotte. Dubbi a sinistra. Tatarella (Pdl): "Provvidimento idiota"

Nicoletta Orlandi Posti
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  di Marianna Baroli Cenerentole della salamella, unitevi e ribellatevi. La mezzanotte nel Comune di Milano potrebbe diventare il deterrente principale della movida e trasformare i chioschi sparsi per la città in una vera e propria zucca creando così un danno - non solo morale - agli estimatori della salsicciotta alla griglia stretta in un panino farcito con ogni tipo di salsa. Con l'approvazione del nuovo regolamento che disciplina lo svolgimento del commercio su aree pubbliche a Milano, infatti, i chioschi e i chiringuito, tappa fissa dei giovani della notte meneghina, potrebbero non essere  più gli unici luoghi in cui riuscire vedere la luce dell'alba. Come?  A causa di un'ordinanza entrata in vigore lo scorso 14 febbraio che regola gli orari e le possibilità di sosta nei posteggi extra  mercato  limitando la possibilità di occupazione del suolo solo  nella fascia oraria che va dalle 5 del mattino alle  ore 24. La notizia trapela dal web, più precisamente dalla pagina Facebook del consigliere comunale di Sel, Mirko Mazzali. Un cittadino preoccupato, estimatore e frequentatore dei chioschi notturni, chiede allarmato al consigliere di Sinistra Ecologia e Libertà e a Luca Gibillini cosa ne sarà della tanto amata salsiccia se, il Comune, su ordinanza del sindaco Pisapia, deciderà di chiudere tutti i produttori del buon prodotto proprio allo svegliarsi della movida.  I chioschi chiusi ma all'aperto sono circa un centinaio, dislocati nelle varie zone di Milano: tra i più noti  i vari chiringuito della zona di San Siro, il “baracchino” sul ponte di Porta Venezia e le più note “luride”  in Viale Argonne. Tutte mete divenute famose per i panini “zozzi” e l'orario di chiusura esteso fino all'alba.  «Il piano rientra nell'ottica del Comune di Milano di disboscare e riunificare in aree ben precise queste tipologie di attività», spiega l'assessore al Commercio,  Attività produttive, Turismo, Marketing territoriale, Franco D'Alfonso. «L'ordinanza nasce vista l'esigenza di regolarizzare gli orari di queste attività ormai fuori controllo: circa il 30% dei chioschi in città chiude infatti alle 2 di notte, il 2% addirittura oltre le 4. Da oggi, il limite imposto e accettato affinché non scattino sanzioni sarà mezzanotte».  A scampare, almeno in parte, dalla ghigliottina della giunta arancione, saranno i cocomerari. Vista la stagionalità del prodotto da loro offerto, l'ordinanza permetterà a questi angoli di ristoro e frescura estiva la chiusura all'una di notte.  È ovvio, tuttavia, come una decisione di questo tipo non piaccia a tutti. Informati dei nuovi orari imposti, i proprietari dei chioschi urlano alla follia. Così come gli esponenti del Pdl. Pietro Tatarella, consigliere nelle file azzurre, definisce la decisione addirittura una stupidaggine. «Bisogna rivedere gli orari della città» afferma. «Per anni questi lavoratori hanno vissuto con lo spauracchio delle multe, oggi addirittura rischiano di ritrovarsi senza lavoro. Limitare l'orario dell'apertura del loro esercizio imponendo una chiusura del locale proprio nel momento in cui inizia la movida in città è assurdo». Secondo Tatarella, poi, è assurdo come «con l'attuale liberalizzazione degli orari per i centri commerciali, autorizzati alle aperture domenicali, si arrivi invece a tagliare il lavoro di persone come possono essere i proprietari e gestori di chioschi e  chirinquito in città».  La “dieta Pisapia” ha quindi inizio: quel che è certo infatti è che quando il popolo avrà fame, gli arancioni di certo non lo  nutrirà a birra e  salamelle. Solo cocomero fresco, purché i crampi arrivino entro l'una di notte.  

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