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Giovanni Bressana, l'artista bresciano inventa la carta da parati che affresca ville e alberghi extralusso

Dino Bondavalli
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Da una vecchia cascina nelle campagne di Barbariga, comune della bassa Bresciana nel quale ha stabilito la sua Art Maison ai palazzi reali, case private e hotel più lussuosi in Italia e nel mondo. Il tutto rivoluzionando i paradigmi della decorazione per interni, trasformata in una forma d'arte per trasformare un salotto, una camera o un capannone in un'opera tridimensionale unica e irripetibile. È un'operazione unica nel suo genere, che ha conquistato la famiglia reale saudita, le grandi Maison della moda internazionale, architetti di grido e multimilionari quella realizzata da Giovanni "Giò" Bressana.

L'artista bresciano, classe 1978, ha attinto alla tradizione rinascimentale per dare vita a una nuova forma di decorazione che in 10 anni l'ha portato ad essere richiestissimo sulla scena e a lavorare ovunque: da Mosca a Miami, da Hanoi a Riyad, da Chicago a Parigi, solo per fare qualche esempio. «Ho iniziato a fare l'artista a 8 anni», racconta Bressana.  la cui energia ed entusiasmo sono così contagiosi da trasformare anche un lunedì mattina piovoso e deprimente in una rara occasione per fare il pieno di vitalità e buonumore. «A quell'età ho fatto un sogno che mi ha impressionato, nel quale c'era un enorme cavallo nero: il giorno dopo ho chiesto a mia mamma 10mila lire per andare al colorificio e comprare una tela e dei colori ad olio. Io che fino a quel momento non avevo mai dipinto nulla, ma fatto al massimo qualche disegno e schizzo».

È così che è nato un percorso artistico e umano scandito da tappe di crescita fondamentali. Dalle prime esperienze nel mondo dell'arte, alla presa di coscienza di un approccio che fa decisamente a pugni con l'immagine stereotipata dell'artista tormentato. «Io non guardo a quella mentalità, che è frutto di un paradigma ancora molto diffuso nelle scuole purtroppo» spiega Bressana. «Io guardo al rock and roll, a Mick Jagger, ai Beatles, ai Maneskin: tutti personaggi che ci dimostrano che anche con la felicità e l'entusiasmo si può essere artisti». È grazie a questo approccio che a vent' anni, dopo le prime esperienze in Italia, l'artista bresciano ha deciso di provare l'avventura all'estero. «Ho fatto la mia prima fiera fuori dall'italia a Chicago e da lì sono poi andato a Baltimora, a Washington e a Las Vegas» ricorda. «Lì ho preso coraggio e guadagnato autostima, per cominciare a stravolgere le cose e fare a modo mio».

Da lì al successo il passo fu breve. Anche grazie a un approccio originale in termini di marketing. «I clienti? Mi sono sempre posto degli obiettivi e me li sono andati a cercare. A Fendi Casa ad esempio, avevo spedito una lettera insieme a un quadro. E questo mi ha aperto le porte della collaborazione. E lo stesso è stato in molte altre occasioni» sottolinea Bressana, il cui lavoro si svolge normalmente all'80% all'estero e per il 20% in Italia, anche se nel 2020 - a causa della pandemia - il rapporto si è ribaltato. Ciò che ha fatto di lui una star su scala planetaria è stata però l'idea sviluppata una decina di anni fa, quando «ho pensato di cambiare il paradigma della decorazione, uscendo dalla tela per creare una tridimensionalità all'interno di una stanza in modo che l'ospite o il padrone di casa diventasse co-partecipe dell'opera d'arte. Il quadro, anche se enorme, non riesce comunque a raggiungere l'impatto di un intervento artistico su parete» spiega.

Che si tratti di pannelli di tessuto capaci di avvolgere un'intera stanza, di affreschi che coprono tutte le pareti di un ambiente o di carta da parati in tiratura limitata realizzata da Inkiostro Bianco, capace di regalare l'effetto di un ambiente affrescato, l'obiettivo non cambia: «Non voglio riproporre i fasti del Settecento, ma dare vita a oggetti e superfici destinati all'abitare». Concetti realizzati ovunque: nella villa dei reali arabi, in un grattacielo extralusso in Russia, nel 5stelle Hotel Eden di Roma, per marchi quali Bentley Home, Cavalli Home, Dorchester Collection. Non male per un viaggio ancora tutto da scoprire, nel quale Bressana è accompagnato da una decina di collaboratori, «Ma sempre presente nel cantiere o nel sito per curare i dettagli e gli aspetti caratterizzanti».

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