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Lombardia, arrivano dall'Europa 1,5 miliardi per la sanità: il piano per utilizzarli

Fabio Rubini
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 La revisione della legge regionale sulla Sanità entra nel vivo. Ieri la giunta di Attilio Fontana ha approvato il documento che fissa le linee guida per la sua revisione che questa mattina verranno presentate in Commissione Sanità. Sono linee che ricalcano in tutto e per tutto quelle previste dall'Europa e previste nel recovery plan. Quello che porterà alla sola Lombardia oltre 1,5 miliardi di euro da destinare al potenziamento del sistema sanitario. Abbiamo usato la parola potenziamento, perché di questo si tratta. Chi, come la sinistra si aspettava una rivoluzione rispetto alla "Legge Maroni" resterà deluso. Del resto tutte le ricerche dicono che, sì, ci sono cose da rivedere, ma guai a smontare un sistema d'eccellenza. C'è poi un altro fattore politico da tenere in considerazione: le linee guida dell'Europa ricalcano in maniera impressionante la legge approvata in Lombardia nel 2015.

«Solo che, a differenza di quanto accaduto in passato, non avremo più un governo che taglia i fondi alla Sanità - spiega Emanuele Monti, presidente della Commissione Sanità del Pirellone -. Proprio il mancato finanziamento dello Stato ha portato a non realizzare quella parte di riforma che oggi l'Europa ci chiede di fare», fortunatamente erogando anche i fondi necessari. In particolare parliamo di quelli che nella legge di sei anni fa venivano chiamati Presidi Ospedalieri territoriali (Pot) e Presidi Sociosanitari (Prest) e che, con le stesse funzioni il piano del recovery presentato dal governo Draghi chiama Ospedali di Comunità e Case di Comunità. «Insomma c'eravamo arrivati sei anni prima...» chiosa Monti.

NIENTE RIVOLUZIONI Quella che verrà fatta da qui alla fine dell'anno non sarà la riforma della riforma, ma più semplicemente un aggiustamento, come spiega l'assessore al Welfare Letizia Moratti: «Si tratta di un intervento frutto dell'analisi dei risultati raggiunti nel quinquennio della legge che ha messo in luce punti di forza e aspetti da migliorare. Se da un lato l'eccellenza ospedaliera lombarda e gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) si sono attestati ai vertici di qualità nazionale - prosegue la Moratti - dall'altro è emersa la necessità di valorizzare l'esperienza dell'attività territoriale con continuità dei percorsi di cura». Vediamo nel concreto come cambierà la sanità lombarda.

Partiamo dalla parte "politica". La direzione generale Welfare verrà irrobustita nella sua funzione d'indirizzo. Resteranno sia le Asst (che avranno l'esclusiva del ruolo di erogazione dei servizi) sia le Ats (che avranno un ruolo di raccordo col territorio). Il numero sia delle prime sia delle seconde dovrebbe rimanere invariato, ma non è escluso che durante la discussione in Aula le Ats possano aumentare di qualche unità. Le Asst poi verranno suddivise in distretti (da circa 100mila persone l'uno). All'interno di essi ci saranno tutti i servizi alla persona e il distretto si occuperà anche di tenere i rapporti con la Conferenza dei sindaci. Non è escluso, poi, che per valorizzare i centri d'eccellenza si possano creare nuove aziende ospedaliere in grado di erogare prestazioni sanitarie di elevata complessità. Poi verranno istituite le già citate Case di Comunità (indicativamente una ogni 50mila abitanti) nelle quali opereranno team multidisciplinari di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità e assistenti sociali. Nasceranno anche gli Ospedali di Comunità che prenderanno in carico i pazienti per le cure intermedie. Ce ne sarà almeno uno ogni Asst. Per crearli, si legge nelle linee guida «non è prevista la riconversione complessiva di attuali presidi ospedalieri». Cioè verranno creati ex novo.

ATTENZIONE ALL'UNIVERSITÀ Un'altra importante novità riguarda i rapporti da un lato con l'assessorato alla famiglia per coordinare le politiche di programmazione sociale (presa in carico dei fragili e più in generale il monitoraggio sociale del territorio) e dall'altro con il sistema delle attività produttive, da intendersi sia in chiave di welfare aziendale, ricerca biomedica, trasferimenti tecnologici; sia in chiave di rapporti con il sistema delle università, a partire dagli Irccs. Chiudiamo con la tempistica di revisione della legge. «Venerdì abbiamo una riunione con tutti i dirigenti della sanità pubblica per presentare le linee guida. Dalla prossima settimana faremo tre Commissioni a settimana - spiega Emanuele Monti - e ascolteremo più di 60 stakeholder. Poi faremo convegni con tutte le associazioni del parenti, con il mondo del socio sanitario, con i medici di medicina generale. Un modo di operare che - spiega il leghista - metterà al centro della riforma il Consiglio regionale».

I lavori di ascolto finiranno verso la metà di luglio. Per settembre (quando anche la Ue dovrà esprimersi sul piano italiano), le nuove norme approderanno in aula al Pirellone , dove verranno e discusse e approvate entro la fine del 2021.

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