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Luca Bernardo spiegato dalla moglie Francesca: "Ecco perché è l'unico che può rilanciare Milano"

Simona Bertuzzi
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Come si sente Francesca?
«Nel frullatore».

Se le avessero detto un anno fa che sarebbe potuta diventare la nuova first lady di Milano ci avrebbe creduto?
«Probabilmente no...».

Francesca sorride. Mica facile sostenere una campagna elettorale di questi tempi bui e incazzati. Le polemiche strumentali, gli attacchi incrociati, basta un refuso (ironizza qualcuno) e ti mettono in croce. Eppure la moglie del candidato sindaco del centrodestra Luca Bernardo non fa un plissé, sempre al fianco del marito e pronta a vedere il lato buono della faccenda. Presenza discreta ed elegante di questa campagna elettorale intensa e complicata. «All'inizio non ero contenta», ammette, «sapevo che la politica sarebbe stato un banco di prova durissimo. Ma Luca è un uomo coraggioso, un leone, porta a termine tutto quello in cui crede».

Come è andata quel famoso giorno di luglio?
«Eravamo all'aeroporto, stavamo partendo per Brindisi. Doveva essere un weekend di vacanza al mare...».

E invece?
«È arrivata la chiamata... "sei tu l'uomo giusto!" Luca ha tergiversato un po', aveva diversi impegni in ospedale, progetti cui lavorava e che voleva portare a termine. Ci siamo guardati negli occhi. Gli ho detto "se pensi di poter far qualcosa per la tua città fallo". E lui si è buttato in questa avventura a capofitto».

Si dice che Albertini abbia rinunciato per la moglie. Lei avrebbe mai posto il veto?
«Non giudico le decisioni degli altri. Ma non avrei mai condizionato mio marito. Nel nostro matrimonio posi già un aut aut quando Luca lavorava a Miami. Gli dissi che non avrei potuto trasferirmi negli Stati Uniti perché sono troppo italiana. E lui fece una scelta d'amore per me e rinunciò all'incarico».

 

 

Da quanto state insieme?
«Da 25 anni. Ci siamo conosciuti nel locale di un'amica in Garibaldi. Lui passava per caso da quelle parti e mi colpì moltissimo. Parlava tanto, e per i primi dieci minuti lo trovai noiosissimo. Poi cominciò a raccontarmi di una mostra d'arte a Brescia e io rimasi incantata e cascai come un pero».

Galeotta fu la mostra dunque...
«In verità non andammo a vederla perché eravamo troppo impegnati entrambi. Ma ci incontrammo tempo dopo, una sera a cena. Lui fu galante. Fingeva di bere il vino e riempiva il bicchiere a me. Solo più tardi mi disse che era astemio».

Viaggio di nozze?
«Non l'abbiamo fatto. Ci siamo sposati a Forte dei Marmi e il giorno dopo mio marito era già in ospedale». Uno stakanovista... Lei era attrice a quel tempo. «Ho fatto teatro per diversi anni. Facevo l'operetta. La vedova allegra, Il paese dei campanelli. A casa mi vanto di aver recitato nei Promessi Sposi di Nocita. E penso di aver trasmesso un po' di questa passione a mia figlia Lucrezia».

Poi ha smesso col teatro?
«Non avendo avuto una famiglia tradizionale avevo un gran desiderio di crearmene una mia e dedicarle tutto il tempo possibile. Luca mi ha trasmesso un amore incredibile per i bambini. Avremmo voluto averne altri ma abbiamo aspettato troppo. Naturalmente ho continuato a lavorare. Prima come agente immobiliare nello studio di via Bagutta e adesso in una società di eventi e piattaforme didattiche».

Mi dica di sua figlia.
«È bravissima. Siamo molto fieri di lei, si sta laureando in giurisprudenza».

Anche lei non condivideva la discesa in campo di papà?
«Era preoccupata. Diceva "papà pensaci, la politica è un massacro". Naturalmente ora è una sua grande sostenitrice».

Dica la verità, le hanno fatto male le polemiche?
«Mi hanno fatto malissimo. Poi è vero quello che dice Luca, "chi mi conosce sa chi sono". Ma ho sentito talmente tante stupidate e cattiverie contro di lui, anche da persone da cui non mi sarei mai aspettata tiri mancini, che sono rimasta sconvolta».

Si riferisce alla famosa pistola in ospedale?
«Ma le sembra possibile che mio marito giri armato in corsia? Innanzitutto non amo le armi e non avrei mai tollerato di stare con una persona che maneggia le pistole. E poi si tratta di un episodio circoscritto e Luca l'ha spiegato chiaramente. È un uomo protettivo con la figlia e con me. C'è stato un momento particolare in cui si è sentito minacciato ma quell'arma è sempre rimasta in cassaforte».

Gli hanno dato anche del fascista...
«Fascista Luca? Con due nonni partigiani? Sono polemiche ridicole di questi tempi. E non è tutto».

 

 

Intende l'accusa di volere un no vax in giunta?
«Travisato anche quello. Mio marito ha vissuto il covid... come può invocare un assessore no vax? Il virus è il nemico, non il vaccino, come ha ampiamente spiegato».

E la famosa chat coi partiti in cui minacciava le dimissioni?
«Lui è una persona trasparente. Fa parte della dialettica politica esprimersi in certi termini. Ha solo voluto mandare un messaggio politico forte ai partiti. Ma non si sarebbe mai sognato di ritirarsi dalla competizione, non è nel suo carattere. Le dico una cosa in più. Forse tutto questo rientra in una strategia di comunicazione».

Lo segue sempre?
«Preferisco restare nell'ombra. Lo seguo quando ci sono eventi che possiamo fare insieme. Ho un dna campano e sono piuttosto istintiva... meglio stare in disparte».

Bernardo sindaco?
«Potrebbe fare moltissimo per Milano perché ama profondamente la sua città ed è un medico eccezionale. Basterebbe vedere cosa ha fatto per i bimbi della casa pediatrica. È un leader nato e ha uno staff incredibile».

Non deve essere stato facile per voi nella pandemia?
«Erano i primi giorni di pandemia, una sera è arrivato a casa e mi ha detto: "vedo cose terribili in ospedale e non posso abbandonare i miei colleghi". Mi arrabbiai moltissimo e gli dissi che non poteva chiudersi per due mesi in ospedale, temevo per la sua salute, in fondo non è più un giovanotto.... Lui mi guardò semplicemente negli occhi e mi disse, "miconosci e sai che non posso sottrarmi". È stato faticoso, ci vedevamo tutte le sere in chat. Io da casa procuravo le cose che mi chiedeva per i suoi pazienti, gli è sempre piaciuto viziarli, un giorno voleva la colomba per i suoi vecchietti, un altro il cioccolato».

Ha visto i sondaggi?
«Non mi interessano, per me conta la solidarietà che mi esprime la gente quando cammino per strada. L'altro giorno ero con mia madre Giuseppina che ha 85 anni e sorride raramente. Per strada ci hanno fermato in tantissimi dicendoci che credevano nella vittoria di Luca. Ho visto sorridere mia madre, l'ho vista orgogliosa di lui, e mi è sembrata una cosa bellissima».

Un posto che amate a Milano?
«I Navigli, corso Magenta... Ci piace molto passeggiare per le vie della città, andare al cinema, tornare a casa in tram. Luca è un appassionato di cucina. È pazzesco, ha un olfatto incredibile. Dovunque andiamo riesce a portarci nel ristorante migliore. È anche un cuoco provetto, mi ha conquistato con tagliatelle, gamberi e zucchine».

Ce l'avrà un difetto suo marito?
«Non so se è un difetto vero, ma è galante e ogni tanto sono gelosa di lui».

Un regalo che le ha fatto?
«Tantissimi, ma ce n'è uno che amo ricordare. Non eravamo mai andati a ballare insieme e un'estate in Sardegna mi ha preso tra le braccia e mi ha trascinato in un ballo bellissimo. Ho scoperto in quell'occasione che è un danzatore pazzesco, oltreché cavallerizzo e sciatore».

E quando è a casa che fa?
«Scherza con mia figlia, passano molto tempo insieme. Oppure studia. Studia da che lo conosco. È una passione che ha trasmesso a Lucrezia. Naturalmente non stacca mai il telefono. I suoi pazienti hanno il suo cellulare e il mio perché vuole essere sempre rintracciabile da loro».

Suo marito ha fatto incazzare qualche radical chic lo sa?
«Lui come me si riscalda quando vede un'ingiustizia. Era in Montenapoleone e ha visto quelle persone che dormivano per strada. Semplicemente si è domandato come potessero dei milanesi abitare in quei palazzi, votare a sinistra e non rendersi conto di quello che accadeva sotto le loro finestre».

Cosa pensa di Sala?
«Non lo conosco personalmente, non posso giudicarlo. So solo che tutte le cose belle che vediamo a Milano sono state progettate da altri. E lui si è limitato a tagliare nastri».

Come andrà domenica prossima?
«Comunque andrà per me Luca ha già vinto».

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