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Beppe Sala? Scendi dalla bici e inizia a pedalare: Milano sempre più violenta, è ora di fare qualcosa

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Simona Bertuzzi
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La notizia dei cinque ragazzi accoltellati sabato notte a Milano è arrivata in redazione insieme alla foto di Sala che sventolava la bandiera olimpica a Pechino nel passaggio di consegne per i giochi di Milano -Cortina 2026. Trattasi di coincidenza senz'altro (qualcuno direbbe sfiga per il povero Beppe nel giorno in cui ha gli occhi del mondo puntati sulla Madonnina). Ma è abbastanza emblematica dell'escalation di violenze che sta vivendo Milano e che nemmeno il sogno green e internazionale dell'amministrazione di sinistra riesce ormai a offuscare. Prima le ragazze abusate dal branco di stranieri nella notte di Capodanno, mani lascive che le spogliano e prendono impunemente nella piazza del Duomo allestita per la festa, mentre poco distante da lì l'assessore alla sicurezza Marco Granelli scrive testuale: "tanta gente, tanti botti, ma nessun problema". Poi le aggressioni per strada, le rapine e i furti. Bande di giovani, molti stranieri, che si affrontano a suon di coltelli nelle vie della movida luccicante come nelle strade di periferia. Ragazze che hanno paura e chiedono la scorta per uscire la sera. Solo l'agenzia regionale delle emergenze ha registrato, nel corso del 2021, 2412 aggressioni, 307 liti, 210 risse, 128 ferite da arma bianca, 7 sparatorie.

 

 

 

Dunque la domanda che si impone è questa: cosa sta accadendo a Milano? La città ha voglia di ripartire e scrollarsi di dosso i duri mesi della pandemia. I marchi della moda investono e aprono negozi. Le imprese ripartono nonostante il cappio di bollette lunari. Tuttavia c'è una fetta di persone che continua a fare i conti con la crisi, il lavoro che manca, i soldi che non bastano mai. Non è colpa del sindaco Sala certo: i due anni della pandemia hanno lasciato il segno. Ma la povertà è in aumento e tocca prenderne atto. La distanza tra la cerchia dei Bastioni con cui si identifica il centro fighetto e radical chic e la città delle periferie, è diventata siderale. E non solo per una sciagurata campagna di lotta alle auto che ha imposto gabelle forsennate a chi entra in centro (area b e poi area c) ma per una differenza sociale che non è mai stata tanto marcata. Basta fare un giro nei quartieri del Giambellino e San Siro, dove ci sono le case popolari e la gente fa le ronde la notte per tenere lontani gli abusivi. Di questo il Comune non si è occupato abbastanza nel primo e neppure nel secondo mandato che per definizione è quello in cui si tende a far meno.

 

 

 

RABBIA E DISAGIO

La conseguenza è che in quelle periferie montano la rabbia e il disagio sociale di immigrati che non si sono mai integrati e di giovani italiani allo sbando. E la rabbia esplode negli assalti del sabato sera e in una guerra tra bande dove l'unico imperativo è distruggere e fare casino. Non basta chiamare i rapper in Comune e dare una pacca sulla spalla a Mahmood per risolvere il problema delle periferie. Tocca entrarci con interventi concreti. Guardare dentro le cantine, negli angoli bui, nelle piazze che sono diventate luogo di spaccio. L'alternativa è alzare muri e barriere come accadeva in certe cittadine americane, i ricchi di qua e i poveri di là e che se la gestiscano da soli la loro rabbia. Anche le sfilze di clochard che bivaccano sotto i ponti della Stazione come nella Galleria Vittorio Emanuele sono spie di una politica che non è attenta al sociale, non scende per le strade e non si accorge del malessere che è sotto il suo naso. Per non dire dei clandestini che stazionano in piazza Duca D'Aosta o lungo i Bastioni. Anime perse che la città ha accolto in un'onda d'accoglienza indiscriminata e che non ha saputo indirizzare e sistemare. Che accoglienza sapiente e benevola è mai quella che lascia gli stranieri parcheggiati in una strada, facile preda di una criminalità che li bracca, li usa e mercanteggia vite umane? Dici: ma Sala ha il sogno della Milano green, degli orti verticali, delle strade affollate di bici e vuote di auto. Verissimo, ma primum vivere deinde philosophari. Prima vivere e poi filosofare, prima gestire l'ordine cittadino e poi occuparsi del sogno verde (posto che quel sogno sia qualcosa di più concreto di ciclabili malfatte e dannose). O a forza di sognare in grande e inseguire la luna si cade tutti giù per terra, come nel girotondo che si faceva da bambini. Non bastano i vigili e neppure la promessa della Lamorgese di mandarci più agenti di polizia. Occorre far di più e subito. Nel 2016 Sala ebbe la forza di domandare l'esercito per via Padova che era prostrata dalla violenza. Diceva: la sicurezza è di tutti e non di una parte politica. Ora pare immobile e folgorato dal sogno verde, che sarà pure seducente ma fa a pugni con una città impoverita e stremata dal covid. Caro Sala se ci sei batti un colpo, anzi scendi dalla bici e inizia e pedalare.

 

 

 

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