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Immigrati, pestaggi brutali e liberazione immediata: lo scandalo a Milano

Enrico Paoli
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D'accordo, c'è pure quella, la malamovida. Ma le notti violente in Darsena o sui Navigli, ad alto tasso alcolico, con i giovani fuori controllo, sono una questione a parte. Perché dietro alle aggressioni nei confronti dei dipendenti di Atm, dei colleghi di Trenord, in qualche caso anche degli operatori del 118 o dei mezzi dell'Amsa, ma soprattutto le ripetute violenze nei confronti di donne sole, c'è il nodo della permanenza in carcere degli arrestati o le esecuzioni delle espulsioni degli extra comunitari clandestini. E lì, in quel cortocircuito fra l'opera delle forze dell'ordine e le leggi applicate dai magistrati, che salta tutto. «Sia chiaro, Milano non è Bogotà, come viene dipinta da molti di voi», spiegano a Libero fonti investigative della Questura, «ma ha sicuramente un grosso problema con gli immigrati».

 

 

 

Constatarlo non è difficile, basta osservare la città, seguire le vicende della cronaca, compresi i casi delle case occupate abusivamente.
E poi è necessario leggere i numeri. Anzi, rileggere i dati forniti dal Questore di Milano, Giuseppe Petronzi, in occasione delle celebrazioni peri 170 anni della Polizia di Stato. Nel 2021, nonostante i periodi di restrizione e di lockdown, gli agenti hanno arrestato 3.803 persone (4.003 in tutta la Città metropolitana), in pratica oltre dieci individui al giorno. Sempre nel corso del 2021 i soggetti controllati, sono stati 1.062.365 (1.402.536 nella Città metropolitana), nonostante una curva tendenziale dei reati verso il ribasso. Ma il dato significativo è che il 60% degli arrestati dalla Polizia sono cittadini stranieri. E qui si apre il vero fronte.


GIÀ FUORI - «Quante di quelle persone, soprattutto stranieri, sono ancora in carcere? Quanti? Il livello di recidiva è altissimo», sottolineano con forza i vertici delle forze dell'ordine, «ed è qui sta che il problema. Noi facciamo il nostro lavoro, arrestando e segnalando, ma se poi dopo due giorni sono già fuori dal carcere...». Sembra quasi un film degli anni settanta, tipo "La polizia ha le mani legate", invece è la Milanodi oggi. E proprio per questa ragione il segnale lanciato dagli ambienti di via Fatebenefratelli è forte e chiaro: in città extracomunitari e clandestini stanno diventando un problema serio, e i ripetuti episodi di criminalità sono lì a testimoniarlo.
A tutto ciò, poi, si va a sommare l'enorme questione delle espulsioni. L'enorme falla normativa nella legge che regola la materia, non imponendo l'esecuzione obbligatoria del tampone agli stranieri colpiti dal dispositivo di rimpatrio, sta creando una vera e propria zona grigia dove i clandestini prosperano e vivono senza problemi. Dietro a furti, rapine e aggressioni, molto spesso, ci sono proprio loro. Il senso d'impunità dettato dalla lacuna nella norma giuridica, induce gli extracomunitari clandestini ad agire come se fosse tutto lecito, a partire dal viaggiare sui mezzi al molestare una ragazza per strada. A Milano, che non sarà Bogotà, c'è sicuramente un'emergenza giuridica.

 

 

 

In attesa che la politica faccia la sua parte, cambiano la legge sulle espulsioni, le forze dell'ordine provano a tappare tutte le falle, nonostante la cronica carenza di mezzi. Domani, in prefettura, è in programma un vertice per fare il punto sugli ultimi episodi, a partire proprio dalle aggressioni nei confronti dei dipendenti di Atm, in modo da elaborare una strategia. Da parte sua il sindaco, Giuseppe Sala, ha ribadito come «non sia semplice mettere la vigilanza in loco», sottolineando la necessità di far ricorso a «più tecnologia». «Ne sto parlando con Atm», spiega il primo cittadino, «quindi una vigilanza da remoto, ma attiva e in tempo reale su quello che sta succedendo».

 

TELECAMERE ATTIVE -  «Peccato che le metropolitane e i mezzi pubblici siano già pieni di telecamere», ribatte il capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale, Alessandro De Chirico, «c'è qualcuno che controlla le immagini? Domanda retorica perché a constatare l'aumento dei reati sul trasporto pubblico la risposta è sicuramente negativa. Da molto tempo Fi chiede di istituire nuovamente il nucleo di Polizia Locale a bordo dei mezzi pubblici». «Per la sostituzione dei tornelli nelle metropolitane, nei lavori già pianificati nel Piano triennale delle opere», spiega l'azzurro, «spero venga utilizzato il modello presente al capolinea della M5 a San Siro. Se non altro servirebbe a ridurre il numero dei cosiddetti portoghesi che viaggiano a sbafo. Il tema della sicurezza dei lavoratori va affrontato urgentemente sia dal comitato, sia dalla prefettura». 

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