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Beppe Sala ora vuole mettere "in pausa" Milano: come chiude la città

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 Beppe Sala

Enrico Paoli
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«La vivacità culturale di Milano è da sempre un nostro fiore all’occhiello. La crisi pandemica è stata durissima, in particolare per le imprese dei settori della cultura, dello spettacolo, del turismo e dell’intrattenimento. Bisognerà continuare a lavorare affinché Milano continui a essere protagonista internazionale in ambito di attrattività turistica». Sembra oggi, eppure era ieri.

Per l’esattezza si tratta di un passaggio del programma elettorale (2021-2026) con il quale Beppe Sala si è presentato alle ultime elezioni comunali.
Milano, insomma, deve volare alto continuando a divertirsi e a vivere, soprattutto la notte. Chi non ricorda le ordinanze per i tavolini all’aperto, al posto dei parcheggi, e la movida come deterrente contro degrado e abbandono? Alzi la mano e si faccia avanti. Sembra oggi, ma era ieri.

Eppure oggi il sindaco Sala ha deciso di cambiare rotta, anzi, d’invertirla proprio, compiendo una sorta d’inversione a U. «Penso che abbia un po’ stancato questo modello di città frenetica che è sempre aperta, in cui non ci si ferma mai», afferma il primo cittadino, parlando a margine di un evento sulla Rigenerazione urbana, «se non si riesce a rallentare almeno concediamoci un po’ di ore di vuoto, di riposo».

 

 

Quest’ultimo passaggio, in tutta onestà, farà felici i comitati civici che si battono contro la mala movida, chiedendo di poter dormire la notte. Ma rischia di far saltare i nervi a commercianti e esercenti. Pub, ristoranti, birrerie, pizzerie e via di questo passo, lavorano (e fatturano) la sera, la notte. Fermarli significa spezzare la catena produttiva. E proprio in questo senso va l’ordinanza varata ieri da Palazzo Marino, in vigore per 30 giorni, che stabilisce le nuove regole per la vita notturna nelle aree Melzo, Lazzaretto e porta Venezia/Oberdan.

L’obiettivo del provvedimento adottato è tutelare la tranquillità e il riposo dei residenti e, al contempo, garantire la fruizione da parte di tutti e tutte dello spazio pubblico. Ci sta. Ma se si è arrivati al cortocircuito locali -residenti è solo perché il rapporto non è stato mai governato. Perché il punto è proprio questo. Sul modello di una Milano simil New York o Londra, con i locali sempre aperti e la vita costantamente accesa, ha giocato la sinistra e con essa la giunta Sala, dando sempre più spazio ai locali e alle attività con asporto.

Sui Navigli, alle colonne di San Lorenzo, nella stessa zona di Porta Venezia, senza lasciar fuori porta Romana, lo struscio rumoroso con il bicchiere in mano è diventato la normalità, alimentato dalla mancata gestione politica della materia.

 

 

Tradotto in soldoni le giunte di sinistra si sono ben guardate dal regolare il fenomeno. Che ora gli è scappato di mano. Letteralmente. Da qui la necessità di correre ai ripari, volendo evitare la valanga di cause messe su dai comitati dei residenti, destinate ad essere perse dal Comune, essendoci precedenti a favore dei cittadini. «Secondo me», sostiene ancora Sala, «stiamo un po’ estremizzando questo concetto delle città aperte 24 su 24, e vedo che tanti sindaci nel mondo stanno un po’ tornando indietro, quello dei tempi della città è un tema su cui riflettere.

Poi c’è la questione ambientale che si lega, e tutto si tiene». Sì, certo l’ambiente. Diciamo pure rumore notturno, decibel oltre il consensito. Che è un problema. Ma perché, allora, prima si correva verso quel modello e oggi s’inverte la rotta? Evidentemente le ragioni vere non sono quelle messe sul tavolo, ma stanno dentro ad meccanismo politico più complesso e articolato. Governare una città frenetica, «che ride e si diverte» per dirla con Lucio Dalla, richiede un impegno forte e la capacità di fare scelte elettoralmente rischiose. Cosa che le ultime giunte di sinistra non hanno saputo, o voluto fare. Mettere la sordina, invocando pure il coprifuoco, è molto più semplice. E pazienza se qualcuno si lamenta, che ci beva sopra. Ma prima di mezzanotte.

L’ordinanza relativa alla zona di Porta Venezia vieta la vendita, o la somministrazione da asporto di qualsiasi tipo di bevande, da mezzanotte alle sei dei giorni feriali e dall’una e trenta nelle notti fra venerdì e sabato e fra sabato e domenica. Ma sì, rallentiamo dai. «Arrivati a questo punto penso che il sindaco non sappia più che pesci pigliare», afferma Alessandro De Chirico, capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale, «è totalmente allo sbando». «Sala ha stancato», gli fa eco il collega della Lega, Alessandro Verri, «le sue folli scelte su mobilità, ambiente e sicurezza stanno mandando all’aria Milano». «L’idea del sindaco è condivisibile, ma deve valere per tutti, ordinanze come quella dei dehors, ad esempio, non sono la soluzione, dato che la gente potrà continuare a vivere la notte», afferma il segretario di Epam, Carlo Squeri, «la Milano h24 citata dal sindaco è una conseguenza di quello che permettono le leggi». «Dopo tutti i divieti che sta mettendo ora vuole anche obbligare i cittadini al riposo», chiosa il leghista Samuele Piscina, «noi, invece, siamo i primi a chiedere i mezzi pubblici h24, soprattutto nel week end». 

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