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Borseggiatrici rom, "premi fino a 500 euro": su chi mettono la taglia

Claudia Osmetti
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I messaggi li ha resi noti la pagina Facebook di Milanobelladadio; la conferma arriva da Riccardo Truppo, che è il capogruppo di Fratelli d’Italia nel consiglio comunale di Milano ma è anche l’avvocato che difende Matthia Pezzoni, il ragazzo che, ad aprile, è stato picchiato in metropolitana mentre cercava di avvisare i passeggeri che c’erano delle borseggiatrici. È che adesso le minacce, a Matthia, arrivano anche in altro modo, cioè in un modo organizzato. 

«Propongo un gioco con premi e premi elevati», si legge in una conversazione on-line, una chat di gruppo che, tra l’altro, vai a capire perché, è spagnolo, «premiamo con 500 euro per Matthia e 250 euro per gli altri, le regole sono sempre le stesse. Qui ci stiamo preparando per la festa, tutto questo deve finire». La “festa” è quella che si può immaginare e no, non ha niente a che vedere con palloncini colorati e torte al cioccolato. «Anche questa volta non sarà come l’altra», chiariscono infatti li commenti, riferendosi al pestaggio di inizio anno, perché quello che stanno proponendo è chiaro che più chiaro non si può: stanno mettendo una “taglia” su Matthia e sugli altri volontari che “pattugliano” i vagoni di Milano, stanno incitando a prendersela con loro.

«Abbiamo immediatamente denunciato alle autorità, in primis alla polizia postale, questi messaggi», dice subito Truppo che, non segue solo la difesa di Matthia ma, coadiuvato dal collega Paolo Di Fresco, anche quella di un altro ragazzo aggredito nella stessa maniera): «Il problema è che questi episodi non possono essere letti separatamente, hanno bisogno di una visione d’insieme. C’è stata l’aggressione, ci sono state le minacce, ci sono sono, sempre documentate, le “scorte” con cui adesso girano le borseggiatrici e adesso c’è persino una “taglia” che pende sulla testa di chi prova a far rispettare la legge e si mette al servizio della legalità».

 

«Quello che resta il dato di fatto più eclatante è che, in questi cinque mesi, il fenomeno si è allargato a dismisura, epperò dal Comune di Milano, dal sindaco Beppe Sala e da tutta la giunta non si è mai sentita una parola. Nessuno ha mai preso posizione, nessuno ha mai neanche sollevato il tema».

Matthia, che è il presidente del Comitato di sicurezza di Milano, ad aprile, è finito addirittura al Politecnico per una ferita all’occhio destro: nel gruppo che lo circondò c’era anche un ragazzo nordafricano. «In queste minacce c’è scritto che vogliono aggredirmi o farmi aggredire per 500 euro: io non ho intenzione di fermarmi», risponde Matthia, comprensibilmente preoccupato per quelli che sembrano i preparativi di una nuova aggressione nei suoi confronti: «Confesso che dovrò fare molta attenzione, perché non sono fatti da sottovalutare. Le borseggiatrici, con i loro capi, vogliono neutralizzare me e gli altri volontari. Non ho intenzione di cedere di un millimetro. Devo trovare una strategia, per continuare a segnalare queste criminali. Mi rivolgo alle istituzioni, quanto ci vuole a cambiare la legge che è stata già depositata?».

 

«Queste minacce», si sfogano i ragazzi di Milanobelladadio sui social, «svelano i retroscena delle aggressioni passate e suonano come un allarme gigantesco per chi, abbandonato dalle istituzioni, cerca di mettere un freno a questa attività illecita. Dove cresce l’impunità, le organizzazioni criminali si fortificano tentando di schiacciare chi cerca di fermale. La consigliera comunale Monica Romano (del Pd, ndr) affermava mesi fa che temeva in metropolitana potesse accadere una “tragedia”: con le rivelazioni delle taglie sulle teste di chi svolge volontariato in metro per sventare i borseggi, la tragedia è servita su un piatto d’argento. Questa», chiosano, «può essere forse d’avvero l’ultima occasione per le istituzioni per intervenire sulla piaga dei borseggi, prima che sia troppo tardi».

Un “gioco a premi”, manco fosse una lotteria. Quei furti repentini, mentre sei lì che aspetti la fermata, magari pigiato in un treno carico all’ora di punta. Le borseggiatrici che «operano sempre con una certa sistematicità», spiega di nuovo Truppo, «fanno una sorta di briefing alla mattina sempre sulla stessa scalinata, lasciano le borse abbandonate sempre nello stesso punto, sono sempre le stesse persone che ganno sempre gli stessi giri». Sottotesto: se ci fosse la volontà di prenderle, basterebbe poco. La maggior parte di loro viene «sfruttata fin da quando sono piccole, così le educano a rubare già durante l’infanzia», ammoniscono le “sentinelle” di Milanobelladadio, «devono pagare un pizzo ai loro sfruttatori che, a loro volta, rispondono a capi ancora più in alto».

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