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Cognome, ogni mese 35 milanesi lo cambiano

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C’è la coppia di fratelli che vuole liberarsi del cognome scomodo ereditato dal padre che ha guai con la giustizia. C’è anche il bimbo abbandonato dal papà che vuole prendere il cognome della mamma. E c’è la ragazza che soffre il suo cognome perché fa riferimento a una parolaccia e la imbarazza. Solo nell’ultimo mese e mezzo, tra le pieghe dell’albo pretorio del Comune di Milano, si scorrono 30 istanze di altrettanti cittadini che si sono presentati all’ufficio anagrafe con in tasca un decreto della Prefettura: vogliono cambiare il proprio cognome per i più disparati motivi. Una richiesta protocollata da ben 366 persone dal primo gennaio a oggi, in netto aumento rispetto alle 307 messe nero su bianco in tutto il 2022, secondo i numeri dell’assessorato ai Servizi Civici che Libero ha potuto visionare.

Al centro delle dispute non ci sono solo i cognomi ma anche i nomi, che rappresentano «in media il 10 per cento dei cambi», come specificano dall’assessorato. A cambiare nome, va da sé, sono tutti coloro che cambiano sesso: una trentina circa, ogni anno, in città.

MOTIVI REALI E RILEVANTI
Dotarsi di un nuovo cognome o di un nuovo nome, però, non è un esercizio immediato né campato per aria. Per legge, infatti, ci devono essere motivazioni reali e concrete. Un’oggettività rilevante. Non è infatti un diritto cambiare i propri connotati anagrafici: il provvedimento è soggetto alla discrezionalità dell’autorità competente, ovvero il prefetto, che ha il compito non solo di valutare la “bontà” della richiesta ma anche di verificare che non ci sia alcun conflitto «con situazioni giuridiche facenti capo a terzi» o che non sussistano «esigenze di pubblico interesse» tali da giustificare il rigetto della domanda. Della serie: chi vuole cambiare non può appropriarsi di un cognome di valenza storica né riconducibile a famiglie illustri legate al luogo in cui è nato o vive il richiedente.

Cavour, per fare un esempio, è off limits: nessuno può chiamarsi così. Ma quali sono i motivi validi per cambiare cognome? Un appellativo «ridicolo o vergognoso», che contiene una parolaccia ed espone quindi «al disprezzo o richiama allusioni sessuali, spregevoli o volgari»; oppure un appellativo che «rivela l’origine naturale» anziché lo stato di figlio legittimo, per esempio Trovato, Degli Innocenti, Degli Esposti, tutti cognomi che fino a qualche tempo fa venivano assegnati d’ufficio a neonati abbandonati. Oggi, in verità, questo capita molto raramente.

30 GIORNI DI TEMPO
E come funziona la procedura burocratica per chiedere e ottenere la modifica del tratto più distintivo di una persona? Una volta presentati i documenti, con tutte le ragioni alla base della richiesta e l’indicazione delle modifiche che si vogliono apportare, tocca al prefetto accogliere o respingere la domanda: nel primo caso emana un decreto che consegnerà all’interessato affinché sia affisso nell’albo pretorio del Comune di nascita e di attuale residenza. Se entro 30 giorni nessuno si fa vivo per avanzare contestazioni, la modifica del cognome è da considerarsi avvenuta con successo. Pronta per essere trascritta su ogni documento: dalla carta d’identità alla patente, fino alla tessera sanitaria per il codice fiscale.

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