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Milano, la sinistra copia i francesi: tassare i Suv, chi rischia la stangata

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Claudia Osmetti
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Parbleu, i Verdi. Ché il Comune di Parigi non fa in tempo a indire e scrutinare un referendum per mettere al bando i suv e loro, qui, cioè a Milano, sull’altro versante delle Alpi, già si vedono al traino dell’ennesima (ecosostenibile) rivoluzione stradale. È tutto un coro entusiasta, dagli ecologisti alla Lista Sala. E se... E se sui Navigli si replicasse quel che avviene lungo la Senna? E se Parigi facesse d’apripista? E se Milano la prendesse a esempio, cioè, diciamocelo chiaro, se copiasse passo passo, anche un po’ a man bassa, la consultazione francese? Ecco, appunto. E se... È che ci stanno pensando, stanno quantomeno accarezzando l’idea, nella maggioranza di Palazzo Marino. I Verdi di Tommaso Gorini e la Lista Sala di Marco Mazzei, che è anche il presidente della commissione Mobilità in piazza Scala ed è quello che l’anno scorso aveva proposto la “città trenta” (ossia la città a trenta all’ora) e che sui suv, a dirla tutta, si è già espresso nei mesi scorsi. Ma dopo ci arriviamo.

Partiamo dal principio, da Parigi. Che è una notizia a metà nel senso che sì, è vero, c’è stato un referendum cittadino sulla proposta di triplicare le tariffe di parcheggio (fino a 18 euro all’ora in centro) per i macchinoni, i suv, le auto pesanti (che fan rima con inquinanti) e i voti favorevoli hanno vinto; però no, tutta ’sta pompa magna modello vittoria-indiscussa è un tantinello esagerata perché, nonostante la sindaca socialista Anne Hidalgo non faccia che spellarsi le mani per applaudire e dirsi contenta del risultato, in realtà, hanno votato meno di 80mila persone, 78.121 per essere precisi. Che su una popolazione di 2,2 milioni è poco più del 5,6% degli aventi diritto. E tra loro, peraltro, la percentuale di chi ha approvato la norma anti-suv ha una maggioranza risicata di qualche punto percentuale (il 55,55% contro il 45,45%): a mettere ogni cosa sul piatto della bilancia, calcolatrice alla mano, significa che i parigini che hanno avallato il referendum in questione sono poco più che 42mila. Non è esattamente una corsa faraonica con bandiere dispiegate e convinzioni granitiche.

 


«Trovo assurdo che il 5 per cento dei cittadini possa decidere per tutti», ha commentato il sindaco Sala. Però, secondo Beppe, «ci si può ragionare». Ma vaglielo a spiegare, a Gorini e a Mazzei, che a Porta Venezia o al Lorenteggio o in viale Zara il problema non è tanto il costo del parcheggio, è proprio trovarlo, oramai, uno stallo libero. O che gli automobilisti della Madonnina son già sufficientemente tartassati e vessati e multati e che saremmo a posto con Area C e Area B, non-ci-serve-altro-grazie. O che se proprio si vuol ricalcare la circolazione parigina senza macchia e senza paura ce ne sarebbe anche un altro, di referendum, di qualche tempo fa, quello che ha stretto sui monopattini in condivisione che al centrosinistra di Milano piacciono tanto. Invece no. Invece «guardiamo con interesse a queste iniziative (quelle contro i suv, ndr) e siamo al lavoro su una proposta per chiedere di introdurre una misura simile anche a Milano», fa sapere Gorini, che aggiunge: «A scanso di una narrazione che ci dipinge come nemici delle auto, crediamo che favorire la circolazione di auto più piccole vada a vantaggio anche di chi dell’auto ha bisogno: auto più piccole significa meno ingorghi e più possibilità di parcheggio per tutti. Auspichiamo che il Comune di Milano segua presto il modello parigino». Si potrebbe dunque arrivare a 9 euro all’ora nei confini di Area C (oggi se ne pagano 3), se dovesse mai passare la linea dura.

 

 

Invece Marco Mazzei (che, ci siamo arrivati, quando la casa automobilistica Alfa Romeo ha annunciato di voler chiamare il suo nuovo modello di suv “Milano” è già saltato sul sellino della bici) al magazine online Ohga rincara la dose e conferma che «al momento non ci sono proposte sul tavolo, però lo spunto di Parigi può essere utile per un provvedimento da proporre alla città», magari a mo’ di «tassa che conta conto sia del valore del suv sia dell’Isee del proprietario». Certo, un referendum sulla questione (che a Milano potrebbe essere consultivo, quindi differente rispetto a quello parigino) è ancora lontano. Ma-perché-no? Si chiedono a sinistra. «Perché anche il referendum di Parigi, con la bassissima affluenza che ha registrato, dimostra che non sono questi i problemi che stanno a cuore alla gente», dice, invece, Geronimo La Russa, il presidente dell’Aci, l’Automobile Club, di Milano: «Chi compra una macchina di grossa cilindrata spende già somme considerevoli tra balzelli e bolli. L’idea di riporre a Milano una consultazione simile rientra nel novero di quelle ideologiche e mi auguro che resti isolata, bisogna semmai lavorare per far funzionare la circolazione. Quello che serve a Milano non sono parcheggi più cari, ma semplicemente parcheggi». 

 

 

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