E perché la cucina Kosher no? Il menù che rispetta le tradizioni culinarie delle comunità ebraiche cos’ha di meno rispetto alle ricette (quali?) palestinesi? Per non dire dei canti ebraici tradizionali, ricchi e vari, ai quali si preferisce la performance in palestinese, anzi in arabo, per salutare il Natale.
Perché se davvero si vuol lanciare un segno di pace, rispettando le nostre tradizioni, bisogna dare spazio a tutte le voci. E non solo ai pro-Gaza, come preferiscono fare i comuni di sinistra dell’area fiorentina, con la somministrazione, nelle scuole, dei piatti della tradizione palestinese (ma anche ucraina e sudanese, usati come la classica foglia di fico), o la scuola primaria milanese dove il coro dei bambini ha cantato in arabo la canzone natalizia, volendo onorare i palestinesi. Mai come in questa fase l’ondata pro-Pal non sta solo nelle piazze, ma invade le istituzioni, s’infila in modo mellifluo nelle scuole, puntando a catechizzare i più giovani, ovvero gli elettori di domani, smontando il nostro Natale. Una deriva quanto mai pericolosa.
Partiamo da Milano, dunque. A denunciare il caso della scuola primaria è un genitore, con una lettera inviata al sito di Nicola Porro, vice direttore de Il Giornale e volto tv, rimasto basito dalla scelta fatta. «Il professore di musica, che dirige l’orchestra e il coro di tutti i 180 bambini, preannuncia che la canzone natalizia preparata sarà in palestinese: una canzone palestinese, sui bambini palestinesi, cantata in arabo. È successo». Sì, è successo davvero. A Milano, anzi a Milanistan. «Insegnanti ideologizzati scatenati, soprattutto durante le celebrazioni del Natale», tuona il deputato della Lega, Rossano Sasso, capogruppo del Caroccio in commissione Scienza, Cultura e Istruzione, «periodo in cui è più forte il richiamo alle nostre tradizioni. Dopo i numerosi casi in cui è sparita la parola 'Gesù' dal testo delle canzoni e delle recitate scolastiche, dopo i presepi negati, arriva la canzone di Natale cantata completamente in arabo dagli alunni, che in migliaia avrebbero ha assistito a un webinar con Francesca Albanese, organizzato da una rete chiamata 'Docenti per Gaza', trasmessa nei giorni scorsi in varie classi italiane. La misura è colma», sostiene il leghista, «rispetto l’autonomia scolastica, ma la condotta di certi docenti ideologizzati esorbita da quanto previsto dal nostro ordinamento scolastico. Chiederò il ritorno immediato in Commissione della Risoluzione anti-islamizzazione nelle scuole».
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Luciana Littizzetto nel mirino del sindaco di Nardò. A scatenare l'ira di Giuseppe Mellone è stata la ...«Il Natale è di tutti e tutte», replica con veemenza Elisabetta Piccolotti, deputata di Avs, «bambini, adulti e anziani di ogni credo e cultura. È anche degli atei. Ognuno è libero di festeggiarlo come vuole. A scuola è importante festeggiare e celebrare il Natale in modo che nessun bambino e nessuna bambina possano essere esclusi, avendo cura di rispettare lo spirito di solidarietà e pace. Hanno la faccia tosta di prendersela con i canti per i bambini palestinesi, gli stessi che hanno vissuto orrori indicibili e verso cui dovrebbero dimostrare almeno un briciolo di pietà umana. Nemmeno il Grinch, il noto personaggio del film d’animazione che odia il Natale, sarebbe mai arrivato a tanto». Chiaro il riferimento al collega Sasso. Così com’è chiara la visione distorta del mondo, dove le vittime sono solo i bambini palestinesi, mentre gli ebrei sono solo i cattivi, e gli israeliani i colpevoli di tutto. Bel segnale di pace, sì.
Ma se a Milanistan la questione è il canto, a Firenze e dintorni il tema è il cibo. E la cosa diventa ancor più perniciosa, toccando direttamente i bimbi. «Il momento del pasto ha un forte valore educativo», spiega Beatrice Corsi, assessore all’Ambiente e all’Agricoltura di Sesto Fiorentino,gemellato con la città palestinese di Tulkarem, in Cisgiordania, «perché la condivisione del cibo è uno dei primi». L’indottrinamento culinario, insomma.
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Non è una pecora nera, ma uno dei tanti caproni di un gregge sempre più rosso. Dal Mugello con furore, all...E così gli scolari di diverse scuole dell’hinterland di Firenze si sono visti servire un menu composto esclusivamente da pietanze che fanno parte della tradizione culinaria della Palestina. Il “menu palestinese” servito agli alunni rientra nel progetto “Sapori per la pace” promosso dai Comuni di Calenzano, Sesto Fiorentino, Capannori (unica realtà della provincia di Lucca) Campi Bisenzio, Signa, Carmignano e Barberino di Mugello insieme alla società che gestisce il servizio di refezione scolastica. Si tratta di un’iniziativa promossa esclusivamente da comuni governati dal centrosinistra (se non esclusivamente dalla sinistra, in alcuni casi) che ha sollevato dure polemiche. La Lega, in particolare, non ha risparmiato critiche alle amministrazioni comunali coinvolte, accusandole di fare propaganda ideologica. Susanna Ceccardi, europarlamentare leghista, accusa senza mezzi termini il Pd di fare propaganda nelle scuole, spacciando l’ideologia per iniziative pedagogiche che dovrebbero avvicinare idealmente i bimbi ai Paesi nel mondo interessati da guerre in corso. «Altro che "piatti di pace". Con il "menù palestinese" introdotto nelle mense di numerose scuole elementari della provincia fiorentina, il Pd scodella l’ennesima forzatura ideologica spacciata per pedagogia, sulla pelle dei bambini», afferma la Ceccardi.




