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Gigi D'Agostino, il maestro della dance: "Le mie hit nascono dal disordine. Guetta e Avicii? Applausi"

Leonardo Filomeno
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Adorato da tanti, snobbato dai soliti, conosciuto da tutti. Lui è Gigi D'Agostino, il re della dance. Il dj capace di riempire una discoteca in qualsiasi momento e di mobilitare un esercito di fan pronti a seguirlo pure in capo al mondo. Lo conferma lui stesso quando dice: "La prego di scusarmi infinitamente per il ritardo. E' stato un agosto incredibile". Come la sua carriera. Come la storia di chi può dire di aver giocato sempre e solo nella Serie A della dance.


Ha un background musicale solido, ogni suo dj set pare un concerto. 
"So che è colmo di differenze, di distanze, di incoerenze. Ogni mia serata ha il suo scenario, il suo stato d'animo. Mi piace intrattenere il pubblico con ritmi e melodie o con loop ipnotici privi di melodia ma capaci di generare riti magici. Nessuna impostazione, solo improvvisazione".
Non crede che tanti artisti della scena EDM siano in debito nei suoi confronti? 
"Non mi devono nulla. Bisogna fargli solo un grande applauso. In giro ci sono dei brani veramente belli, in grado di donare emozioni e di dare nuovi spunti al cammino della musica da ballo".
La dance odierna non le dispiace, insomma...
"Cambiano gli strumenti e i metodi di ascolto. Ma una melodia non si evolve: o ti fa sognare o ti annoia. Brani come Wake Me up di Avicii o Titanium di Guetta sono belli solo perché etichettati come EDM? No, sono pezzi dance e basta. E sono meravigliosi. Lo sarebbero stati anche se fossero usciti 20 anni fa, con suoni e compressioni differenti".
Quando torna alla carica?
"Ho sempre pagato prezzi altissimi per mantenere libera la mia libertà. Non sono e non voglio essere l'uomo dei singoli. Voglio essere l'uomo che suona per passione, senza tempistiche che pongono dei limiti".
Diciamo che ha bisogno dei suoi spazi.
"Nel mio studio c'è tutto il disordine di cui necessito. Nel senso che lì trovo l'essenziale per poter dare vita a qualsiasi suono o ritmo. L'ordine potrebbe dare una priorità a una cosa o all'altra. Voglio che sia il momento a decidere delle cose, in modo incondizionato".
Lo sente ancora Gianfranco Bortolotti (è stato il discografico di Gigi ai tempi di Media Records, ndr)?
(Sorride) "Chi, quello dei fagioli?".
Quanto pesa l'assenza di un personaggio come lui nel panorama discografico?
"Volevo informarla che non sono ancora morto…".
Visto che non affronta l'argomento volentieri, almeno ci dica che ricordo conserva, a livello umano, di questa lunga esperienza...
"Nell'autunno '95 chiesi di poter fondare un'etichetta con dei principi precisi: libertà dei suoni, dei ritmi, dei tempi. In Media mi dissero che avevano una label dove in passato avevano pubblicato dei brani e che in quel momento non era in uso. Il nome era BXR (dal latino Brixia, Brescia, ndr). Ricordo il primissimo Bxr 1001, il 1002, il 1003. Ricordo benissimo le ragioni del blocco della pubblicazione del 1004. Il resto ho preferito rimuoverlo. Però le dico che nella mia carriera sono sempre riuscito a portare avanti quelle rivoluzioni che sembravano impossibili. Per me è stata questa la cosa più importante".
Tra il 2002 e il 2003 sparì dalla scena musicale per motivi di salute. Quel periodo concise con la separazione artistica dal suo musicista Paolo Sandrini. 
"Sì, ho avuto problemi di salute all'inizio del 2002 e sono sparito per un po' dalla musica. Ma la musica non è sparita da me, anzi mi ha aiutato tantissimo. Non ci fu nessuna separazione anche perché non esisteva nessun tipo di legame. Non ho mai avuto un musicista, ho sempre avuto delle visioni molto chiare sulla musica, sui ritmi. Ho sempre saputo cosa volevo, come lo volevo. A volte c'era qualcuno con me e si lavorava insieme, altre volte lavoravo da solo. Se qualcuno apprezza le mie visioni e ha voglia di lavorare con me, si cammina insieme. Ma se si vuole essere liberi, non bisogna legarsi a nessuno".
Sente di dover fare ancora altro per la dance?
"Tutto quello che posso, lo faccio da sempre, quotidianamente. L'essenziale fondamentale: non mi adeguo".
Ha mai detto basta?
"Sognavo la danza e ho ballato come un pazzo ogni volta che ho potuto. Sognavo di far ballare la gente facendo il dj e dall'86 ad oggi credo di aver contribuito anch'io a far ballare milioni di persone. Sognavo di essere libero, di non sporcare le mie passioni con le leggi del mercato. Sognavo di scrivere una canzone che potesse urlare il mio amore a tutto il mondo. Ho realizzato tutto, tutto, tutto! Ma i sogni rimangono tali per sempre, se non sono solo dei presuntuosi capricci. Quindi non dico basta. Dico ancora. E per sempre".
Chi è Gigi D'Agostino, oggi?
"Oggi deve ancora finire. Me lo chieda domani…".

 

 

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