Filippo Facci: Filini al potere
È terribile, ma ho il sospetto che ogni nuovo approccio dei 5 Stelle alla democrazia (vi prego, guardatevi i video dei candidati sindaco a Milano) rappresenti un divorzio dalla democrazia per altrettanti cittadini, tra questi io. Sul tema circolano svariati saggi, ma alcuni di noi forse non meritano tanto: basta osservare quanto è bassa certa democrazia dal basso. L' annichilente pochezza degli otto candidati milanesi (cinque minuti a testa per presentarsi) si sposa con ciò che hanno ritenuto di dover dire per meritare l' elezione: sono disoccupata, sono vegetariano, sono nato sotto i bombardamenti, sono povero, ho chiesto di togliere i piatti di plastica dalle mense, non so nulla di politica, roba così, un modesto drappello di ragionier Filini tempestati dal forcing contapiselli di un pubblico di posapiano e scassacoglioni cronici. "Abbiamo collezionato 1100 istanze" ha detto un tizio nel raccomandare "un applauso alla Marialaura". La prima domanda ai candidati è quella che più interessava: la loro dichiarazione dei redditi, una gara a chi guadagnava meno. Ha vinto una consigliera di zona 3 (unica donna) che come tale prende 500 euro al mese e vive di quello: una professionista della politica. Momento di panico quando un pensionato ha detto di prendere "20mila euro al mese" (brusio in sala) ma poveretto, intendeva all' anno. La Seconda Repubblica ci ha consegnato eserciti di seconde e terze file, sfigati e ambiziosi. Ora siamo agli sfigati senza ambizione. di Filippo Facci