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Filippo Facci: Prosit

filippo facci

Giulio Bucchi
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È un conto alla rovescia. Dopo la carne rossa, l'autorità sanitaria britannica (meglio, il Chief Medical officer) annuncia che fa male anche il vino rosso: sempre, fa male sempre, non è vero che mezzo bicchiere sia benefico per cuore e tumori e demenza, dovete archiviare il nonno sbevazzone benché centenario. Anche pochissimo alcol aumenta il rischio di tumori, così è stabilito, augh. Che dire? Niente, ci siamo anche stufati di trarre moralette genere «si muore perché si vive» o di ridicolizzare gli studi epimediologico-statistici con cui le varie autorità stabiliscono il prossimo nemico della nostra salute. Anche la corsa al buonsenso e al distinguo suona patetica, non c'è più acqua in cui nuotare, non vogliamo più neanche buttarla nel sociologico e additare una sanità che tende a inglobare le dimensioni comportamentali dell'esistenza, uno Stato-madre che nel libero arbitrio vede una minaccia da ridurre a malattia. Basta. È un conto alla rovescia, vi sapremmo già elencare gli alimenti e i comportamenti che in futuro verranno messi all'indice nel tentativo, vacuo, di esorcizzare la morte. Sappiamo che presto o tardi negheranno la mutua agli obesi, metteranno etichette terrorizzanti per cibi e vini come per le sigarette, il peso dei bambini diverrà un voto sulla pagella. Sappiamo tutto, e ci siamo stufati. Ci sarà tempo per metterla sullo scientifico: per ora ci limitiamo a un robusto «chissenefrega» e a dire che il vino rosso lo beviamo lo stesso.  di Filippo Facci 

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