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Filippo Facci contro Silvio Berlusconi: "In ginocchio dal dittatore Erdogan"

Cristina Agostini
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Si può dire così, come fanno dalle parti di Forza Italia: «Silvio Berlusconi è andato ad Ankara, su invito ufficiale del Presidente della Repubblica di Turchia, Recep Tayyip Erdogan, per partecipare alla cerimonia di insediamento. L' invito costituisce un riconoscimento dell' ampio contributo fornito dal presidente Berlusconi allo sviluppo delle relazioni tra la Turchia e l' Italia, nonché del legame personale di amicizia con il Presidente Erdogan». Ma si può dire anche così, o almeno pensarlo: Silvio Berlusconi non si è fatto nessun problema, davanti ai suoi elettori, nell' andare a festeggiare il dittatore Erdogan nella Turchia militarizzata dove gli arresti di massa e le violazioni dei diritti umani sono all' ordine del giorno ancor oggi. Solo nell' ultima settimana sono finiti in manette altri 885 «sospetti» membri della presunta rete golpista di Fethullah Gulen (a quasi due anni dal fallito putsch) mentre altri 88 sono stati arrestati con l' accusa di legami con il Pkk curdo. Da quando c' è lo stato d' emergenza, secondo fonti Onu, nelle galere turche sono finiti almeno in 160mila. Leggi anche: Cav, piano per tornare subito in Parlamento: chi gli cederà il posto, a cosa rinuncia la Lega Ora: Silvio Berlusconi disse che «la media degli italiani è un ragazzo di seconda media che nemmeno siede al primo banco... È a loro che devo parlare». Lo disse molti anni fa (nel 2004) e può anche darsi che adesso, dopo la sbornia grillina, il Cavaliere abbia retrocesso la media degli italiani alla quinta elementare: ma non può continuare a pensare che gli altri - la parte di italiani, diciamo, più informata e acculturata pur essendo di centrodestra - se ne strafotta anch' essa di tutti gli altri temi, quelli che la media degli italiani appunto non percepisce. I PRECEDENTI - Ricordo ancora quando il disgraziato caso Englaro fece perdere a Chiesa, Magistratura, Parlamento, Rai e Mediaset una media di sette punti di fiducia: eppure riguardava un tema che per definizione «non sposta voti», un po' come la politica estera, giusto? Ed eccoci al punto, la politica estera. Negli ultimi anni ci siamo prostrati davanti alla Cina delle Olimpiadi (soprattutto Romano Prodi e il berlusconiano Franco Frattini, ex ministro degli Esteri) e per non offenderla ci siamo rifiutati di ricevere il Dalai Lama; abbiamo simpatizzato sin da subito con la Turchia di Erdogan (amico personale del Cavaliere) che ammiccava all' Iran e negava l' esistenza del genocidio armeno, prima ancora della feroce repressione di oggi; abbiamo flirtato con la Russia di Putin (amico personale del Cavaliere) e minimizzato sulla guerra in Cecenia; abbiamo accolto Gheddafi (in buoni rapporti col Cavaliere) e il suo circo, salvo, dopo il golpe, uscire penalizzati dalla spartizione del petrolio libico; siamo riusciti persino a rendere omaggio al dittatore bielorusso Lukashenko (in buoni rapporti col Cavaliere) che era isolato dal mondo ma non da noi. Per amore degli affari e di una malintesa confusione tra politica estera e amicalità, insomma, ci siamo ampiamente sputtanati e forse illusi che a nessun elettore soprattutto di centrodestra importasse granché. E A SINISTRA? - Non che a sinistra facessero le barricate: il premier «de sinistra» Enrico Letta non si fece nessun problema a omaggiare l' Azerbaijan, che è zeppo di petrolio e dove l' Eni è decisamente presente: anche se non c' era osservatore internazionale che intanto non ne descrivesse le violazioni dei più elementari diritti civili. Anche il successivo governo Renzi, teoricamente di sinistra pure quello, si distinse per aver eliminato la parola «genocidio» da una rassegna culturale dedicata al popolo armeno, assecondando così la volontà negazionista della Turchia. Poi vanno aggiunti quelli che in questi anni hanno guardato alla Turchia come mercato e basta, baciando la pantofola di Ankara senza problemi: i vari Emma Bonino, Giorgio Napolitano e Mario Monti, per esempio, tanto per citarne tre molto diversi tra loro. Senza dimenticare Mario Gentiloni e il Papa che accolsero Erdogan con tutti gli onori, e pazienza se ai giornalisti non fu consentito di fare domande. Ieri sera, però Silvio Berlusconi era l' unico italiano e non era propriamente in compagnia della crema della diplomazia internazionale. Dopo il giuramento che ha ufficializzato la trasformazione del sistema governativo turco in presidenziale, in serata il Cavaliere si è trovato nel palazzo presidenziale di Bestepe ad Ankara (una cosa modesta: 1450 stanze, 800 milioni di dollari, 34mila metri quadrati di moquette, un parco, un bunker anti-atomico e una moschea da 4000 persone) in compagnia del venezuelano Nicolas Maduro, l' ungherese Viktor Orban e il kosovaro Hashim Thaci. Il giorno prima, cioè domenica 8 luglio, Erdogan aveva firmato l' ordine di licenziamento di 18.632 persone accusate di legami con gruppi terroristici: 8.998 agenti di polizia, 3.077 soldati più 1.949 dell' aeronautica e 1.126 della marina, 1.052 dipendenti del ministero della Giustizia, 649 dipendenti della gendarmeria, 192 dipendenti della Guardia Costiera e 199 accademici. A tutti verrà sospeso il passaporto. Di passaggio, Erdogan ha firmato un decreto che prevede la chiusura di altri tre giornali, un canale televisivo e dodici associazioni. IL RICATTO - Insomma, come dire: Berlusconi non è mai stato un ipocrita, e se c' è da omaggiare un amico - Erdogan lo è - non si fa problemi di sorta. Ma è anche un uomo politico, e i suoi gesti privati diventano pubblici: così, nei fatti, ieri è andato ad avallare una Turchia che non è più una democrazia da tempo, anche perché, in genere, nelle democrazie non si arrestano i parlamentari di opposizione, non si chiudono i giornali critici col governo, non si licenziano centinaia di migliaia di insegnanti e altri dipendenti pubblici sospettati - solo sospettati - di opporsi al satrapo-presidente. E ci sono sicuramente tanti suoi elettori, ed ex elettori, o potenziali elettori, che no: non frequentano la seconda media o le scuole elementari, non siedono all' ultimo banco, e insomma, magari leggono i giornali (persino questo) e potrebbero anche discretamente incazzarsi. La Turchia non è dall' altra parte del mondo, e - se anche dei diritti umani non fottesse davvero a nessuno - sono in molti conoscere il ruolo ricattatorio di Erdogan nel contenimento dei flussi migratori verso l' Italia e l' Europa, che lo ha infarcito di miliardi affinché faccia da guardia di frontiera. Non c' è osservatore che non concordi: Erdogan ha sfruttato il tentato colpo di stato per reprimere chi l' ha organizzato, sì, ma così pure ogni forma di dissenso nel paese. È un cattivo e incazzato dittatore islamico alle porte di casa nostra. «Berlusconi oggi da Erdogan alla cerimonia di insediamento», strombazzava ieri il sito delle news di Forza Italia. Ma non è una gran medaglia da appuntarsi sul petto. di Filippo Facci

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