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Senza fine, l'ultimo libro di Gabriele Romagnoli: perché il primo amore è bello ma l'ultimo è meglio

Cristina Agostini
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Quando tutto sembra finito, può sempre ricominciare. Perché non c' è una sola possibilità, un solo amore, il primo amore. Di storie uniche ne abbiamo due. La prima - sulla quale sono stati scritti libri, saggi, film - ma soprattutto l' ultima. Che poi è la più importante perché rappresenta quel «luogo da cui non vorrò andarmene al risveglio». Perché la prima convivenza «è più facile sbagliarla che azzeccarla: non per responsabilità altrui, ma propria. Non conosciamo a fondo, o non vogliamo riconoscere, le nostre necessità e i nostri desideri, non sappiamo da chi vogliamo tornare la sera o chi ci dispiacerà lasciare al mattino, perché non conosciamo o riconosciamo ancora noi stessi». L' ultimo amore, come ci dice Gabriele Romagnoli in Senza fine - La meraviglia dell' ultimo amore (Feltrinelli, 96 pagg. euro 10), è consapevole e per questo il più profondo. È la ritrovata concezione di sé, la consapevolezza di aver trovato nell' altro la certezza di quello che si è. E che l' altro sia una persona incontrata nel mezzo della propria vita o fuori tempo massimo o quella che si è sempre avuta accanto, poco importa. Lana e Carlo, per esempio, si sono conosciuti quando avevano 11 e 13 anni e si sono ritrovati 40 anni dopo. «Tra tutti e due, hanno collezionato tre matrimoni infelici, due malattie di cui una difficile da sconfiggere e l' altra da accettare (). Eppure ce l' hanno fatta, quando per chiunque altro sarebbe stato troppo tardi. Come ci sono riusciti?». La risposta è suggerita da Friedrich Nietzsche: «Maturità dell' uomo: ritrovare la serietà che da bambini si metteva nei giochi». Ecco, Lana e Carlo «sono arrivati oltre i cinquant' anni con lo stesso atteggiamento di quando ne avevano rispettivamente undici e tredici, immutata determinazione e capacità di contemplare l' impossibile come un' even-tualità. Bambini». COPPIE ETERNE - Certo, ci sono anche coppie che resistono da sempre. Come i genitori di Romagnoli. Perché a volte le due storie, la prima e l' ultima, sono una: è la stessa che prende «una diversa, irriconoscibile forma», o che si divide «in due parti». Una storia di altri tempi. «Mia madre ha vissuto mio padre come una vocazione irrinunciabile, nel nome del figlio, certo, ma anche del dogma dell' irreversibilità delle scelte», scrive l' autore. «Quando le chiedevano del marito diceva: "È un gran lavoratore!". E io fin da bambino mi sono domandato se avrei voluto essere amato o ricordato così». Il padre, il suo amore, lo ha accomodato e, alla fine, «lo ha reso eroico». Romagnoli ricorda: «Mia madre, ricoverata in ospedale, stava cominciando a morire (...)» e una sera «a qualche chilometro di distanza, mio padre chiamava invano per il bacio della buonanotte. Nessuna risposta». Così «alle nove passate, si rivestì, calcò sulla testa un cappello da pioggia, prese le due stampelle e uscì di casa (), aspettò sotto il portico l' arrivo del 27 barrato (), arrancò fino all' ospedale, salì al quarto piano, raggiunse la camera e si affacciò oltre la soglia, grondante. Sua moglie dormiva tranquillamente ()». Lui la guardò, «poi girò su se stesso, riprese l' ascensore, la strada lucida, il 27 barrato e poco dopo le undici raggiunse il suo letto e si lasciò cadere». ANDARE AVANTI - Questo è l' ultimo amore: «la fine dell' attesa». La fine di un' inquietudine, di una ricerca continua di qualcosa che «ti tolga l' affanno», la fine di un pensiero che ti insegue da sempre, che esista un' altra, migliore possibilità. «Di stare alla fermata della metropolitana e guardare le porte chiudersi, i vagoni affollati, i volti ai finestrini, con un misterioso rimpianto, come se tra quelli che irrimediabilmente fuggono via potesse esserci quello giusto, definitivo, quello che aspettavi da una vita, la fine dell' attesa. Smetti di aspettare non quando perdi la speranza, ma quando l' hai trovata. Quando non ti giri più a guardare chi va nell' altra direzione sulla scala mobile. Quando non invochi più il domani perché domani è adesso». E se succede che quello che pensavi fosse l' ultimo amore non lo è, bisogna andare avanti: «Continua a camminare, con gli occhi e il cuore aperti. Respira forte, fai un viaggio da solo usando un mezzo di trasporto che non ti è familiare, non iscriverti a un corso di resilienza o a un sito di incontri, chiudi il tuo orologio prezioso in un cassetto, scrivi una lettera a mano, indirizzala a te stesso (). Accetta che il tempo scorra, i fili sciolti cerchino nuovi intrecci. E credimi () quando tutto sembra finito, può sempre ricominciare». E ci sarà un' altra storia da scrivere. di Eliana Giusto

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