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Vittorio Feltri, una tristissima verità su calcio e ultras: "Cosa serve per evitare altre morti stupide"

Giulio Bucchi
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Non lo scopriamo noi che il calcio è lo sport più divisivo, non solo in Italia bensì in tutto il mondo. Genera sentimenti di odio profondo e accende le violenze peggiori. Non sempre, per fortuna, però spesso. L' ultimo caso eclatante è avvenuto mercoledì prima della partita Inter-Napoli: un tifoso nerazzurro, non dei più moderati, ha dato in escandescenze e, non si sa come né perché, è finito sotto un Suv forse guidato da partenopei e, pur avendo in seguito vinto con la sua squadra milanese, ha perso la vita. Bisogna essere stupidi assai per trasformare un evento sportivo pressoché settimanale in una tragedia, ma tant' è. Non ci rimane che scuotere la testa dinanzi a episodi tanto assurdi. Un giovane crepa sotto le ruote di un veicolo in quanto ha litigato, si ignorano i dettagli della bega, con i tifosi del club avversario. Non tocca a noi accertare colpe e responsabilità, ciononostante ci sia consentito dire che siamo in presenza di una esplosione di imbecillità, forse bilaterale, della quale è impossibile comprendere le cause. Gli appassionati di pallone sono numerosi nel nostro Paese, e non solo, tuttavia allorché accadono episodi quali quello che commentiamo non siamo capaci di farcene una ragione, poiché una ragione non c' è; però esistono tanti torti. Quando l' arbitro fischia il termine di un incontro i signori sportivi dovrebbero accettare il verdetto del campo, magari tirando qualche moccolo, e tornarsene a casa col cuore in tumulto senza trascendere. Il calcio è un gioco e non una guerra. Ammazzarsi per un tiro in porta più o meno riuscito significa aver smarrito la sinderesi. Trasformare lo sport in occasione di lotta è idiozia meritevole di concludersi al cimitero? Non esageriamo. Basterebbe l' intervento di una équipe di psichiatri per evitare decessi. di Vittorio Feltri

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