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Vittorio Feltri contro vescovi e cardinali bigotti: "Cosa vi interessa se muoio. Fatevi i fatti vostri"

Cristina Agostini
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Vittorio Feltri e Renato Farina si confrontano sul suicidio assistito dopo la sentenza della Corte costituzionale. Secondo il direttore di Libero il suicidio è un diritto ma Farina si dice contrario a qualsiasi forma di eutanasia. Caro Vittorio, il mio contributo, che sono felice tu mi abbia chiesto, consapevole che il tema ci divide, si comporrà di due punti. Il primo per così dire procedurale. Il secondo esistenziale. Mi appello alla tua onestà intellettuale per accordarci su una premessa, che non starò a dimostrare: il suicidio assistito benedetto dalla Corte costituzionale equivale alla eutanasia nella sua forma più estesa, includendo persino come motivazione bastevole la "sofferenza psicologica". Manca solo che il costo sia detraibile dal reddito degli eredi come si fa per i funerali, ma ci si arriverà. 1. Avevo rinunciato a scrivere contro la sentenza della Corte costituzionale sul suicidio assistito. Mi sembrava inutile eccepire. Una seccaggine per chi scrive è per chi legge. Infatti non si può cambiar nulla. Una legge si può modificare, abrogare, c' è spazio per battersi, proporre un referendum e perdere, cosa a cui sono abbastanza abituato sin dal referendum del 1981 sull' aborto. Una sentenza della Consulta è invece potente come un pronunciamento divino portato giù dal Sinai. E il nuovo Mosè oggi chi può essere secondo te? Solo un giudice con la sua bella toga oggi può surrogare l' Onnipotente. Se l' eutanasia discende dai principi costituzionali come il ruscello dalla sorgente d' acqua pura, essa diventa un diritto fondamentale, e chi la nega è fuori dai valori repubblicani. Be', preferisco essere un indiano sioux, un maledetto pellerossa, piuttosto che riconoscermi in questa equazione. Si accusa il Parlamento di non aver legiferato causa pigrizia. Non è vero. È stata una mirabile astuzia delle forze parlamentari favorevoli all' eutanasia l' impedire che il tema fosse affrontato. Un calcolo molto semplice: si sapeva l' orientamento dei giudici costituzionali: in una intervista alla Stampa, il presidente Giorgio Lattanzi (12 giugno scorso) aveva lasciato intendere l' esito di questi giorni. Una pattuglia di deputati di centrodestra ha proposto un testo che evitasse di deificare la volontà di suicidio (prima firma Alessandro Pagano della Lega), spingendo a che si mettesse a paragone con altri disegni normativi. Niente da fare. Leggi anche: "Mica come chi pensa a salvarsi il c***. Lui è il solo politico che senza poltrona...": Feltri, plauso a Cappato 2. Si dice: libertà! Diritto di scegliere come morire. E a questo punto il discorso è chiuso. Liberi liberi. Siamo sicuri che questa libertà non sia una finzione scenica, una parte che ci tocca recitare per toglierci di torno da un mondo che non ci vuole più tra i piedi perché diventati un peso? In questo nostro tempo è inutile far riferimento al senso religioso e alla ragionevolezza dell' affermazione per cui la vita non me la sono data da solo, ho una responsabilità dinanzi al Creatore. Siamo molto dopo il cristianesimo, sembra passata un' era geologica. Allora faccio un discorso che ho vissuto come tanti. Una persona a me molto cara, molto anziana, ha un ictus, lo menoma nel fisico, ma è lucido, deve dipendere dagli altri. Sa di essere un costo per i figli, per lo Stato. Se questa sentenza-legge-comandamento entrasse (ci vuole qualche tempo) nel costume, avrebbe posto a noi, agli infermieri, ai medici, anzi soprattutto a sé stesso una domanda ingiusta, che gli avrebbe rubato il diritto di morire in pace, di abbandonarsi fiducioso ai suoi cari e anche alla vasta comunità degli umani: forse preferite che me ne vada? Sono uno scarto costoso, voglio morire, non sopporto più questa condizione psichica. Mi chiedo. Chi vuole il diritto all' eutanasia è consapevole del fatto che sta dicendo di sì a un mondo dove diventerà un dovere? Non pretendo di convincerti, caro Vittorio, né questo mio sicuro insuccesso mi spingerà all' eutanasia della stima e dell' amicizia per te. Ma considera queste parole di Jacques Attali, che è uno dei padri della estirpazione delle radici cristiane dalle carte fondative dell' Europa e ha creato Macron: «Quando si sorpassano i 60-65 anni, l' uomo vive più a lungo di quanto non produca e costa caro alla società. (...) L' eutanasia sarà uno degli strumenti essenziali delle nostre società future (...) il diritto al suicidio diretto o indiretto è quindi un valore assoluto in questo tipo di società (...) vedranno la luce e saranno pratica corrente le macchine per uccidere, delle protesi che permetteranno di eliminare la vita quando sarà del tutto insopportabile o economicamente troppo costosa. Penso quindi che l' eutanasia, come valore di libertà o di mercato, sarà una delle regole della società futura». Be', io prenderò il fucile, con il tappo, ma anche no. di Renato Farina Caro Renato, so che non riuscirò a convincerti, ma devo dirti che anche tu non persuadi me con ragionamenti fuori dalla realtà. Intanto è illecito e fuorviante parlare di eutanasia, cosa assai diversa dal suicidio assistito promosso dalla Consulta. L'eutanasia, se tradotta in legge, rischia di essere applicata indipendentemente dalla volontà di chi vi si sottopone. E ciò sconfinerebbe nella violenza, anzi nell'omicidio organizzato, magari per fini economici. Un orrore. Il suicidio viceversa è tutt'altro. Mi spiego. Un individuo è distrutto dalla sofferenza, non sopporta più le atrocità delle cure e preferisce chiudere la propria esistenza, non solo per dignità ma pure per incapacità di combattere contro un male mortale? Chiede di potersene andare. Tu al massimo gli concedi di gettarsi dal terzo piano o di premere il grilletto della pistola. Quanto sei generoso e animato da buoni sentimenti. Io invece, peccatore e non credente, reputo sia giusto concedergli il diritto di scegliere e di andare in clinica dove, esaminata la sua situazione, il medico gli dia il via libera verso l'inferno, che è ancora più ridicolo del paradiso. Il candidato cadavere si sdraia su un comodo lettino e ha di fronte a sé un bicchiere che non contiene una camomilla, bensì una sostanza letale. Se è convinto di recarsi nell'aldilà, liberamente se la beve e buona notte al secchio, altrimenti rinuncia a ingurgitarla e se ne torna a casa con i propri tormenti. Non esistono forzature né induzioni. Ciascuno pensa a sé, poiché la vita è sua e non tua o del parroco. Se sei propenso a dedicare i tuoi dolori al Padreterno o alla Madonna o a San Gennaro, non ti proibisco di farlo in espiazione dei tuoi peccati. Non comprendo per quale motivo io non sarei in grado di farmi secco con le mie mani. Ma a te che te ne frega se crepo? Una volta, in tv mi hanno domandato come mai non ho fede in Dio, e io umilmente ho risposto: perché non lo conosco. Sono stato sinteticamente sincero.  Nel rispetto delle norme civili agisco come mi pare, magari sbagliando. Sono rigorosamente fatti miei.  In sintesi, cari cattolici, non vi va a genio il suicidio assistito per ragioni diciamo così teologiche? Ottimo. Non ricorrete ad esso. Ma perché impedite a me di utilizzarlo? Fatevi i ca*** vostri e non i miei, per favore, ai quali provvedo io. La società mi obbliga a pagare tasse esorbitanti, a obbedire a leggi cretine, a inchinarmi di fronte a qualunque toga e presunta autorità. Va bene tutto, però almeno datemi il permesso di trapassare quando ne ho piene le palle di vivere in questo schifo di mondo, dove molti amano la natura e non si accorgono che è una macelleria a cielo aperto, un tritacarne crudele. Chi avesse creato tale schifezza immonda non meriterebbe tanto ossequio, sprecato. Ieri il Corriere della Sera ha titolato in prima pagina: "No dei medici alla fine vita". Una scemenza. Non si sono espressi in questo senso tutti i dottori, ma solo il presidente romano dell' Ordine professionale. Uno su tanti, probabilmente piegato ai pregiudizi di vescovi e cardinali. Bigotti. di Vittorio Feltri

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