Cerca
Cerca
+

Coronavirus, non fermarono i cinesi. Ora fermano gli italiani

Marco Rossi
  • a
  • a
  • a

 Chissà perché il premier Conte non accusa tutto il resto del mondo di razzismo nei nostri confronti? Oppure perché non denuncia per attentato all' unità della Repubblica i presidenti di Basilicata e Molise, che hanno fatto sapere di non gradire arrivi da Lombardia e Veneto? Perché farlo sarebbe una cavolata. Se ne rende conto perfino lui, che malgrado il curriculum che si è pompato con un pizzico di megalomania, non è laureato ad Harvard. Il bando di mezza Europa e dei governatori meridionali nei confronti degli italiani delle zone infettate non è una questione di pregiudizio antropologico bensì di buon senso e precauzione. Sono proprio queste le qualità mancate al capo dell' esecutivo al momento opportuno. Un paio di settimane fa, gli amministratori leghisti di Lombardia, Veneto e Friuli Venezia-Giulia, avevano dato al governo il consiglio opportuno: mettere in quarantena chiunque arrivasse dalla Cina. Esperto di medicina quanto di meccanica quantistica, il professore di Volturara Appula non capì. Fu accecato dal pregiudizio anti-Salvini e bocciò la proposta, tacciandola di razzismo, unicamente perché gliel' avevano fatta gli uomini di Matteo, mentre se l' avesse letta sui Baci Perugina l' avrebbe attuata al volo. Questa è la prova che l' uomo non è all' altezza del compito. Il Corona virus ha svelato a chi ancora non se ne era accorto che il Conte è nudo. L' epidemia è un problema più grande di lui. Fontana e Zaia, amministratori veri, si sono trovati la patata bollente in casa a causa della faziosa dabbenaggine altrui e la stanno disinnescando con calma e una certa efficacia. Il presidente del Consiglio lo ha di fatto importato con il suo comportamento incosciente. Tra Cina e Italia c' è di mezzo un Continente. È inspiegabile che noi siamo la terza nazione più infetta. Il boom di malati dimostra che i colleghi con i quali il signor Giuseppe era al vertice Ue lo scorso fine settimana sono stati più bravi di lui nell' opera di prevenzione. E lo è stato pure il vituperato Trump, che ospita qualche milione di cinesi più di noi ma è quasi immune dal virus. Per essere onesti, bisogna riconoscere che Conte non è il solo colpevole. È stato aiutato nell' errore dal tedioso, nutrito e inadeguato esercito di buonisti con il sedere degli italiani che reggono il suo esecutivo. La ministra dell' Istruzione grillina, Lucia Azzolina, era inorridita all' idea che i ragazzi di ritorno dal Capodanno cinese non potessero tornare immediatamente sui banchi di scuola. Il ministro della Salute, Speranza, aveva parlato di «allarmismi ridicoli». Il segretario dem, Zingaretti, dichiarò che la misura era inutile in quanto l' esecutivo aveva già sospeso i voli, fingendo di non capire che i governatori si riferivano agli studenti già rientrati, o forse non capendolo davvero. Le sardine, manco fossero pozzi di scienza anziché avanzi di centri sociali e oratori, quali invece sono, dissero che il razzismo salviniano andava sconfitto con la cultura (omettendo di specificare che alludevano alla coltura del virus). Palazzo Chigi ha distorto mediaticamente la proposta leghista della quarantena per attaccare il rivale politico, fregandosene dei danni al Paese, o quantomeno sottovalutando gli effetti del suo niet scellerato. Così, per non aver voluto fermare i cinesi due settimane fa, il governo oggi è costretto a bloccare metà italiani, con conseguenze drammatiche per l' economia. Ma forse, agli occhi di chi bada solo al reddito di cittadinanza, e lo vende come panacea di ogni crisi, paralizzare due tra le Regioni più produttive d' Italia è poca cosa. La quarantena di chi arrivava dall' Estremo Oriente avrebbe scongiurato l' epidemia. I primi a saperlo sono i cinesi che stanno in Italia, che se la sono autoimposta fidandosi dei suggerimenti di Pechino anziché delle rassicuraizoni di Palazzo Chigi. E infatti, al momento, non si registrano decessi nella loro comunità. Sbagliare si può, però stavolta l' errore è stato fatto in cattiva fede. Conte ha peccato perché voleva umiliare Salvini e i suoi governatori e, anziché girare le televisioni per rassicurare il Paese, ora dovrebbe andare a nascondersi. Un uomo che ha detto di avere la situazione sotto controllo e ha tentato di farsi uno spot con la battaglia al virus, oggi che l' epidemia è scoppiata non è credibile agli occhi dei cittadini. Più il premier appare in tv, più si diffonde il panico. di Pietro Senaldi

Dai blog